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buccia

buccia@spesanet.com


Nov 11, 06 - 4:10 PM
C'era una volta - 3a puntata

C’era una volta – 3a puntata - (per la 1a e la 2a vedi topic precedenti)

Continua il nostro viaggio nel mondo delle favole tradizionali calabresi.

Anche il materiale favolistico calabrese può essere distinto in due grandi classi: i racconti dove l’ordine presente è accettato, e quelli dove l’ordine presente è rifiutato.
Alla ribellione e all’accettazione della realtà sono dedicati molti lavori orientati a individuare “i contenuti ambivalenti del folklore calabrese”.

Uno dei temi centrali della cultura folklorica meridionale è quella del DESTINO.
Sin dalla nascita, l’esistenza individuale scorre segnata dal destino, e contro di esso è inutile lottare - è anzi pericoloso - anche se in buona fede o inconsapevolmente. Spesso destino è equivalente a incantesimo.
L’incombente presenza del destino nella società tradizionale testimonia l'assenza – se non in forme eccezionali – della mobilità sociale.
Il destino non si può che subire – retaggio amaro di un’epoca in cui il povero era troppo debole e impotente per potersi immaginare artefice delle proprie condizioni di vita.

Affine, ma in parte diverso da quello del destino, è un altro tema - secondo cui l’esistenza di ogni uomo è regolata dalla FORTUNA.
La norma è che bisogna agire per contrastare la cattiva sorte. “Quandu mina lu ventu auza la pala”. “Mercanti chi non risica non perdi e non guadagna".

Tutto ciò induce alla speranza, alla fiducia che la vita è possibilità di meglio.
La presenza contemporanea nel folklore dei temi del destino e della fortuna rimanda ad un sottile equilibrio tra operatività e inerzia.

LA FORTUNA E IL GALANTUOMO
Una volta s'incontrarono la Fortuna e il Galantuomo e si misero a discorrere. Mentre la Fortuna diceva che la fortuna fa danaro, il Galantuomo le ribatteva che il danaro fa danaro. Ma la fortuna gli disse:
"Sai cosa puoi fare? Regala cento ducati a questo cordaio e vediamo se fa fortuna".
Il Galantuomo gli regalò cento ducati e il cordaio se li prese e, dalla contentezza che aveva preso quel danaro, buttò l'accetta lontano lontano e se ne andò al suo tugurio. Alla moglie non disse niente. Prese una pignatta, vi infilò i cento ducati che coprì con la cenere e poi uscì. Dopo che fu uscito, si trovò a passare di là un pignataro che diceva:
"Chi cambia pignatte vecchie con le nuove?"
La moglie del cordaio sentì e lo chiamò e cambiò la pignatta. Ma come vide che dentro c'era cenere disse al pignataro:
"Aspettate che ora butto via la cenere". E il pignataro: "No, lasciate ché la butto io". Prese la pignatta e se ne andò.
Come andò a buttare la cenere, vide i ducati. Prese e nascose in un buco di un vecchio casolare la pignatta con tutto il danaro.
Quando il cordaio si ritirò a casa, non vide la pignatta. Domandò alla moglie che ne aveva fatto; la moglie gli rispose che l'aveva scambiata con una pignatta nuova. Egli si arrabbiò e uscì.
Di nuovo s'incontrarono la Fortuna e il Galantuomo e domandarono al cordaio cosa aveva fatto del danaro. Il cordaio raccontò loro il fatto così com’era andato. La Fortuna allora disse al Galantuomo: “Lo vedi che la fortuna fa danaro?”.
“Come?!” Fece il Galantuomo. “Questo è uno stupido che certo non poteva fare danaro. Altrimenti non li avrebbe messi nella pignatta e non li avrebbe coperti di cenere”.
“Va bene!” disse la Fortuna. “Sai cosa puoi fare?” Dagli altri cento ducati e vediamo se fa fortuna.”
Prende, il Galantuomo e gli dà altri cento ducati. Il cordaio li prende e se li infila in tasca e se ne va al bosco per fare legna. Appena arrivò, si tolse la giacca e la mise in terra. Mentr’era lontano, scende un uccello rapace e gli prende la giacca.
Quando il cordaio tornò e non vide la giacca, tutt’arrabbiato se ne andò a casa. Lungo la strada incontrò di nuovo la Fortuna e il Galantuomo e raccontò loro il fatto.
Allora la Fortuna si gira e dice al Galantuomo: “Lo vedi che la fortuna fa danaro?”
Il Galantuomo diceva di no e la Fortuna ripeteva di sì. Alla fine la Fortuna diede al cordaio una palla di piombo e gli disse: “Bada di saperla tenere.”
Il cordaio se la prese e se ne andò. Arrivò a casa e buttò quella palla di piombo in una cassa. Dopo alcuni giorni a un marinaio mancava piombo per mandare le reti a fondo. Pensò di andare dal cordaio. Ci andò e appena entrato gli disse:
“Compare, mi manca un poco di piombo per far calare la rete in mare. Se ne avete e me lo date, mi fate un piacere.”
Il cordaio si ricordò della palla della Fortuna. La prese e gliela diede. Il marinaio contento gli disse:
“Vi ringrazio, compare, e dei pesci che prendo ve ne do la parte.”
Il giorno appresso questo marinaio buttò la rete in mare e quando fu l’ora cominciò a tirare. Tira e tira, pescò un solo pesce che era grande. Come lo vide, il marinaio disse:
“Adesso come faccio col compare?!! Gliel’ho promesso e glielo devo dare.” Prende e gli porta il pesce. Il cordaio non lo voleva; ma il marinaio tanto gli disse, che alla fine se lo prese. Dopo che il marinaio se ne fu andato, il cordaio spaccò il pesce e dentro vi trovò un nido che era così bello, che pensò di portarlo alla regina. Glielo portò infatti, e la regina gli diede un borsone pieno di danaro. Avuto questo danaro, il cordaio pensò di comprare un fondo. Dopo che l’acquistò, ci stava sempre là a lavorare. Un giorno il figlio alza gli occhi e vede un nido su un albero. Disse al padre:
“Tata, tata, guarda quel nido! Adesso salgo e lo prendo.”
Il padre non voleva, ma il figlio salì e lo prese. E cos’era? Era la giacca che era stata rapita dall’uccello rapace. Appena il cordaio la vide saltò dalla contentezza, perché dentro la tasca trovò i cento ducati. Li prese e stavolta li tenne ben custoditi. Intanto coltivava il fondo e un giorno il cordaio disse ai suoi figli: “Adesso dobbiamo fabbricare per avere una casetta.”
Per fabbricare la casetta, cominciarono a demolire il vecchio casolare che c’era là nel fondo. Mentre demolivano questo casolare, vide in un buco una vecchia pignatta e lui capì subito che era la sua. La prese e vi trovò anche i cento ducati. Tutto contento la sera se ne tornò al suo tugurio. Il giorno appresso s’incontrarono di nuovo la Fortuna e il Galantuomo e domandarono al cordaio come si trovava. Il cordaio raccontò tutto a loro. Allora la Fortuna disse al Galantuomo:
“Vedi? Con i primi cento ducati che gli avevi dato lui ***** l’accetta e i danari; con i secondi cento ducati ***** la giacca e i danari; ora con la palla di piombo si è comprato il podere e ha ritrovato i danari. Lo vedi che io ho ragione?… Ora la sai che in questo mondo ci vuole fortuna e che con la fortuna si va avanti!”.

(CONTINUA)
carmelo



Nov 14th, 2006 - 3:01 AM
Re: C'era una volta - 3a puntata

Mitica Buccia, ma il riccio e la volpe restano al primo posto ciao e come mi hai promesso ne aspetto delle altre. Carmelo


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