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Gaetano



Jan 28, 05 - 1:06 PM
le memorie del venerdì: “Acqua azzurra, acqua chiara”

Quella mattina, non volevo proprio.
Eppure, quando comparve in mezzo alla “vinella” il corpo esile di quella vecchina, non riuscii a trattenermi e confidare all’amichetto con cui giocavo che stava arrivando “acqua azzurra, acqua chiara”, così come veniva suo malgrado appellata.
Lo dissi a bassa voce, ma questo non bastò a non farla infuriare, tanto da scaraventarmi addosso il bastone con il quale appena si reggeva.
Il fragore dell’episodio attirò l’attenzione di mia madre che prese ad osservare la scena dall’alto, pronta così a comminarmi un’ulteriore sanzione per via di quella regola non scritta della pedagogia di quei tempi che si fondava su una presunzione di colpevolezza nelle azioni dei figli nei confronti della collettività.
Era meglio quindi non riferire in famiglia che a scuola il professore Ti aveva distribuito qualche staffilata perché così Ti risparmiavi un ulteriore e forse peggiore supplizio.
Nel caso specifico, non ricordo con precisione la punizione casalinga, ma sono sicuro che ci fu.
Anche perchè in famiglia sopportavamo in parte il peso delle ingiurie che venivano ordinariamente rivolte da un nutrito gruppo di giovincelli alla sorella della mia nonna paterna, zia Rosina Giunti, meglio conosciuta come “à vratta” che abitava proprio sotto di noi.
Zia Rosina era un tipo un pò particolare, ma caratterizzata da un’incredibile forza fisica a dispetto della sua figura minuta e “accrucchiata” dalla fatica e dall’età.
Riusciva a tornare dalla campagna, ove passava le sue giornate, trasportando sulla sua schiena incurvata quasi una “sarma di livini".
Di donne così, del resto, era pieno il paese.
Le vedevi sfilare quasi in processione alla “levata” o “alla ricota”, a dorso di qualche asino o semplicemente a piedi, anche solo per portare stracariche “la iotta” ai maiali.
Molte di queste donne, con alle spalle una “murra” di figli, si erano trovate a supplire i mariti, partiti in guerra o emigrati, non solo nel lavoro dei campi.
Per questa e per altre ragioni il peso specifico delle donne nei rapporti sociali era cresciuto enormemente: gestivano negozi, cantine, bar e varie altre tipologie di attività commerciali, insegnavano a scuola, facevano le infermiere, le levatrici ecc.
Ad esempio, in quella che si poteva definire la “city” santagatese, cioè il quadrilatero davanti alla “congrea”, operava “Mariuzza i’ Santi”, la più tipica espressione di “business woman” paesana.
Accanto a lei c’era la fruttivendola “zia Mirinda”, persona indimenticabile e irripetibile e di proverbiale generosità nei confronti di noi bambini, che non uscivamo mai a mani vuote dal suo negozio.
Il fatto, poi, che molte di queste persone fossero per tutti noi “zie”, magari solo per rispetto, contribuiva davvero a farci sentire sempre in famiglia un po’ ovunque.
Come nei bar, a contatto con alcune delle più riuscite icone della “santagatesità”: “zia Ghemma” e “zia Canniella”.
Basta sfogliare l’album dei ricordi, per capire come la nostra comunità abbia contratto un debito smisurato con le proprie donne, essendo state esse egregiamente capaci di portare con una dignità senza pari quasi tutto il gravame di anni difficili e tristi e di ritagliarsi via, via, ruoli diversi al passo con i tempi.
Eppure a nessuna di esse è stata dedicata una via, un monumento o un semplice encomio solenne.
Da un lato, è stato meglio. La vanagloria è degli uomini, non di donne così antiche e ancora fresche.
santagatese...



Jan 31st, 2005 - 5:02 PM
Re: le memorie del venerdì: “Acqua azzurra, acqua chiara”

Mi appassiono sempre di più alle storie che racconti. Leggendo ciò che scrivi riesci a riportarmi in una realtà che stavo quasi dimenticando, a causa di rancori e ingiustizie. Hai la capacità di cogliere una tua particolare e profonda santagatesità che non si può misurare: le emozioni che dai sono veramente tante. Grazie....................
Damiano... figlio di Urbano



Feb 1st, 2005 - 1:01 PM
Re: le memorie del venerdì: “Acqua azzurra, acqua chiara”

Carissimo Gaetano: Complimenti!!!! fai emozionare anche a quelli che non siamo dil paese... figurati!!! veramente mi hai commosso. Mando un saluto affettuoso da Buenos Aires, con l'speranza di revedervi al piu presto.

Scusate, non so scrivere bene...

Grazie.


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