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Massimo
Regione: Lombardia
Prov.: Milano
Città : milano
171 Messaggi |
Inserito il - 26/01/2009 : 20:00:17 (5781)
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Ho letto questo articolo che fotografa la nostra regione. La Calabria brucia Nell' indifferenza Mauro Francesco Minervino e la fotografia di una regione malata
«Mi fu sempre più difficile spiegare che cos' è la mia regione», scrisse Corrado Alvaro nel lontano 1925. Non la riconosceva più, la terra in cui era nato e che amava in modo disperato come si può amare una donna che ti ha tradito lasciandoti stordito e pazzo di dolore. Non era più la «sua» Calabria. Neanche Mauro Francesco Minervino, docente di antropologia culturale, collaboratore di vari giornali e autore del libro La Calabria brucia, riesce più a riconoscere la sua terra. A partire dal paesaggio, devastato ogni estate dai piromani: «Si bruciano i boschi secolari, si brucia la Sila, il Pollino, l' Aspromonte. Si bruciano i parchi nazionali e le oasi naturalistiche da cui dovremmo, si dice ipocritamente, saper trarre opportunità di sviluppo per un "turismo sostenibile". Qui la tragedia della natura è il seguito degli altri disastri d' una democrazia senza qualità, degenerata in oclocrazia, governo caotico d' una massa disordinata e priva di regole». E' un atto d' accusa durissimo, La Calabria brucia. Contro l' indifferenza, la cecità, la rassegnazione di chi non vuol vedere come «ormai la mafia più ricca e più potente del mondo domina senza oppositori la regione dichiaratamente più povera, disperata e disamministrata d' Europa» mentre «nel contempo si levano alti lai sulla povertà diffusa, sull' incapacità di programmare sviluppo, sulla disoccupazione dilagante». Contro il «sistema di scambio "cazzi miei / cazzi tuoi"» che domina «la Regione e il suo ceto politico abbarbicato alle poltrone» le quali «in questo clima di agonie democratiche» si preparano «a mettere le mani sulla madre di tutte le "pigliate", l' ultimo tesoro elargito dalla macroeconomia amministrata: una barca di soldi che arriveranno dall' Europa col Por 2007-2013». Contro «la peste delle case» che «ha rovinato la campagna e gli angoli più belli e mozzafiato». Contro le contraddizioni di «paesi che hanno mille abitanti ma periferie estese come le banlieue di una metropoli del nord Europa». Contro certe ricchezze sommerse: «Controllate se in un paio d' ore, in una cittadina della Calabria in culo al mondo, popolata di pensionati con la minima, col 30% minimo di disoccupati dichiarati e il salario medio di 600 euro, passa qualcosa di più piccolo di uno scuterone formato king-size, o una macchina che sia meno grande di un Suv, di una Mercedes o di una grossa Audi nuova fiammante». Sarebbe venuto giù il diluvio, se parole come queste le avesse scritte «uno del nord»: il diluvio. Ma proprio perché è calabrese, Minervino può permettersi di dire cose scomodissime. Sulle quali farebbero bene a riflettere tutti. A partire da chi, a Roma, crede che oggi la situazione sia (relativamente) tranquilla: «L' "ammazzatina" di Duisburg non è la norma dell' understatement mafioso che in Calabria solitamente vige tra le cosche. È un' eccezione. Il clamore guasta la piazza. La pace mafiosa certe volte è un sistema di equilibri intelligente e paralizzante; avvolge tutto, rassicura, coccola il consenso, si serve della politica e dei politici. "La ' ndrangheta è la mafia perfetta" ammettono pure certi magistrati che la combattono da anni nei palazzi di Giustizia. "Mantiene l' ordine, di solito non fa morti e ha eliminato il concetto stesso di vittima. In nome di chi possiamo agire noi se nessuno denuncia?"».
Stella Gian Antonio
Pagina 38 (21 gennaio 2009) - Corriere della Sera
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Gaetano
Regione: Lombardia
Prov.: Milano
255 Messaggi |
Inserito il - 27/01/2009 : 14:58:11 (5780)
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Grazie Max di averci segnalato quest'ultima "perla" di Stella. Sulle vicende calabresi il giornalista certo non si risparmia...
La nota di colore sul rapporto tra il grande Corrado Alvaro e la sua terra è forse troppo sbrigativa.
Basta andare sul sito della omonima fondazione che ha sede a San Luca (www.fondazionecorradoalvaro.it), suo paese natale, per capire quanto questo rapporto fosse in realtà intimo, certo tormentato ma insieme straordinariamente intenso, indipendente dal fatto che lo scrittore vi tornasse assai di rado.
In particolare vorrei far riferimento ai versi che egli compose in occasione della sua ultima visita nel 1941 (quasi un commiato):
E all’alba quando partii la gente andava per la poca luce... Io partivo non come un tempo che correvo furtivo alla speranza. Ma come il seme che cade alla fioritura di una pianta.
Finissimo osservatore, ha studiato ed indagato la sua gente, rendendola protagonista della migliore letteratura italiana.
Proprio stamattina ho ricominciato a leggere uno dei suoi libri più belli, "l'Età breve", il primo della trilogia dedicata alle "memorie del mondo sommerso".
E' la storia di un bambino, Rinaldo, ambientata in uno dei nostri paesini di Calabria, dove: "parlavano di lui, come se fosse nascosto nella apparenza del suo corpo e cercassero di tirarlo fuori. Parlavano di lui all'infinito, ed egli aveva l'impressione che possono provare gli agnelli quando si prendono in braccio e se ne sente il peso. Erano discorsi su quello che egli avrebbe fatto da grande, mentre egli non voleva mai diventare grande, sarebbe rimasto piccolo, essi non lo sapevano. Egli guardava gli uomini come esseri di un altro regno, simili alle montagne ed agli alberi. Da essi dipende la vita di noi ragazzi, da essi di un'età irraggiungibile, alla quale non si arriverà mai, perchè tutto è eterno nell'infanzia, anche i vecchi, anche la morte. Nulla accade e tutto è accaduto nell'infanzia...".
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Gaetano |
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