"La mia parrocchia! Una parola da non potersi pronunciare senza emozione – che dico! Senza un impeto d’amore. E tuttavia è una parola che ancora non suscita in me se non un’idea confusa. So che essa esiste realmente, che apparteniamo l’uno all’altra per l’eternità perché è una cellula viva della Chiesa imperitura e non una funzione amministrativa. Ma vorrei che il buon Dio mi aprisse gli occhi e le orecchie, mi concedesse di vedere il suo volto, di udire la sua voce. E’ pretendere troppo, forse? Il volto della mia parrocchia! Il suo sguardo! Dev’essere uno sguardo mite, triste, paziente e, mi immagino che sia pressappoco come il mio quando non annaspo più, quando mi lascio trascinare da quell’immenso fiume invisibile che ci conduce tutti indistintamente verso la profonda Eternità".
Georges Bernanos, "Diario di un curato di campagna" (1936)
Sono trascorsi 80 anni dalla pubblicazione di un libro che lascia un'impronta profonda in ogni lettore. L'ho riaperto in questo periodo in cui anche nella mia comunità è arrivato un nuovo Parroco. E Bernanos mi ha aiutato a comprendere le sue emozioni.