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 Il sangue del sud
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Buccia


Regione: Lombardia
Prov.: Milano
Città: Milano


84 Messaggi

Inserito il - 21/09/2011 : 17:23:14 (4812)  Mostra Profilo Invia a Buccia un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
IL SANGUE DEL SUD
Antistoria del risorgimento e del brigantaggio
Giordano Bruno Guerrieri (Mondadori)



La prima guerra civile italiana: il brigantaggio.
Nel 1861 si compiva il sogno secolare di poeti, politici e intellettuali.
Ma l’Unità d’Italia, realizzata soprattutto grazie all’abilità diplomatica di Cavour e al temperamento incendiario di Garibaldi, integrava davvero unità, culture, tradizioni, lingue diverse?
Oppure si era raggiunta soltanto l’unità politica?
Una parte del nuovo Stato era già “italiana”, l’altra non lo era affatto.
Occorreva dunque costringerla ad essere diversa da sé, a costo di snaturarla.
Ai primi segni d’insofferenza del Sud, nacque una contrapposizione rancorosa: “noi” contro “loro”. “Noi”, i civilizzatori; “loro”, i brutali indigeni. “Noi”, i portatori di giustizia e legalità; “loro”, i briganti.
A dividere gli uni e gli altri, c’era una diversità radicale e radicata, non un’inconciliabilità momentanea. Qualcosa di molto simile a un’estraneità, che si finì per aggravare.

Le storie raccontate – grandi e piccole, eroiche e miserabili – non possono essere lette soltanto come una pagina, dolorosa quanto circoscritta, del Risorgimento.
Piuttosto, rivelano gli errori e le colpe di una classe dirigente a cui dobbiamo riconoscere i meriti storici di avere realizzato un processo unitario non più rinviabile.
Allo stesso tempo, i padri della patria devono essere giudicati anche sui piedistalli dove, intangibili, li ha collocati la retorica di un Risorgimento popolato solo da piccole vedette lombarde, tamburini sardi e giganti del patriottismo.
E’ una retorica che vuole il nostro Risorgimento fatto solo di eroi, di martiri, di Bene opposto al Male.
E’ una storia alla quale tuttora manca una profonda opera di revisione storiografica.
Oltre 80 anni di storiografia ortodossa e prona alla politica (dal 1861 alla caduta del fascismo) hanno creato un vuoto di conoscenza che negli ultimi decenni non si è curati di riempire – specialmente sul brigantaggio – con studi approfonditi: lasciando la materia alla passione, spesso esacerbata, di storici locali.

Come ogni guerra civile, anche quella tra piemontesi e briganti è stata raccontata dal vincitore. Che però, a differenza del solito, non ha potuto vantarsene: si preferì nascondere o addirittura distruggere i documenti, perché non fossero accessibili neppure agli storici.
I briganti scontano, oltre alla sconfitta, anche il destino della damnatio memoriae. A loro, non spetta l’onore delle armi.

C’è solo sa sperare che le celebrazioni dei 150 anni di Unità Nazionale rinuncino almeno in parte al conformismo retorico e patriottardo: aggettivo molto diverso da patriottico.
Non si tratta di denigrare il Risorgimento, bensì di metterlo in una luce obiettiva, per recuperarlo – vero e intero – nella coscienza degli italiani di oggi e di domani: continuando a considerarlo un atto fondamentale, necessario e benigno, della storia d’Italia, pur con tutti gli errori e le colpe che accompagnano gli eventi epocali.
Se ciò accadrà, anche le celebrazioni saranno utili per ritrovare la nostra memoria, senza tentazioni oleografiche: ma anche senza le ossessioni separatistiche che di tanto in tanto si trasferiscono dal Sud al Nord e ritorno.
Conoscere e rivedere il Risorgimento non significherà rimpiangere Radetzky o Francesco II, a seconda che il nostalgico si trovi a Milano o a Palermo.

"Ho messo la testa a posto. Ma non ricordo dove."

Modificato da - Buccia in Data 21/09/2011 17:29:41

Gaetano


Regione: Lombardia
Prov.: Milano


255 Messaggi

Inserito il - 22/09/2011 : 14:06:13 (4811)  Mostra Profilo Invia a Gaetano un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
.
Carissima Buccia,
non vorrei qui continuare la bella discussione che abbiamo avuto con Antonio sul brigantaggio.
E' difficile sostenere delle tesi su avvenimenti ormai così lontani e mi spaventano oggi certe rivendicazioni "meridionalistiche" fondate su una presunta conquista del SUD, confermatasi anche nella repressione del brigantaggio.
Una sorta di leghismo alla rovescia, avvolto in un rosario di lamentele che ricerca fuori dal sud e non nel sud le radici della sua incapacità di sviluppare anche economicamente le grandi risorse ambientali ed umane di cui è ancora depositario.
Come in tutte le rivoluzioni, in quel momento c'era anche chi non era d'accordo per svariati interessi.

Gli stessi contadini che massacrarono Carlo Pisacane ed i suoi 300 giovani e forti nel 1857, accolsero come un liberatore Garibaldi pochi anni dopo.

E' materia ormai degli storici e che ha poco senso propagandare come una controstoria.

Sappiamo solo che la vera rivoluzione, quella che di fatto cambiò i rapporti di forza in molte aree più dinamiche del mezzogiorno (Sant'Agata compresa) la realizzarono a prezzo di enormi sacrifici i milioni di emigrati "americani" con le loro "rimesse".

Quella spinta, purtroppo, si esaurì troppo presto

Gaetano
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Ermanno2


Regione: Calabria
Prov.: Cosenza
Città: S.Agata d'Esaro


62 Messaggi

Inserito il - 25/09/2011 : 22:20:07 (4808)  Mostra Profilo Invia a Ermanno2 un Messaggio Privato  Rispondi Quotando

A mio parere penso che anche se tutti gli atti estremi non siano in ogni caso da incentivare o giustificare, quello avvenuto in passato ad opera dei Briganti sia stato necessario per acquisire un minimo di dignità e rispetto per un popolo, in un periodo molto difficile dell’esistenza umana.
Tutto ciò ha lasciato un segno indelebile, ed un esempio forte per le persone che si sono succedute nel tempo.

In particolare penso ai contadini che nel corso della storia parteciparono largamente alla Resistenza conquistandosi così una funzione ed un ruolo nuovo nella storia.

Ciò li fece partecipi di grandi responsabilità nella fondazione della Repubblica e nella formulazione della Costituzione.
Ad esempio nell’art. 44 :
“Al fine di conseguire il razionale sfruttamento del suolo e di stabilire equi rapporti sociali, la legge impone obblighi e vincoli alla proprietà terriera privata, fissa limiti alla sua estensione secondo le regioni e le zone agrarie, promuove ed impone la bonifica delle terre, la trasformazione del latifondo e la ricostruzione delle unità produttive; aiuta la piccola e media proprietà”.

Oppure nell’art. 36 :
“Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro ed in ogni caso sufficiente ad assicurare a se e alla sua famiglia una esistenza libera e dignitosa”.

Ancora nell’art. 41:
“L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’unità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.

Grazie a queste battaglie nell’ottobre del 44, il Ministro dell’Agricoltura Gullo, firmò il decreto per la concessione delle terre incolte e sulla ripartizione dei prodotti della mezzadria impropria, nella colonia e nella compartecipazione stabilendo il riparto dei prodotti per 1/5 al concedente e 4/5 al coltivatore nelle concessioni di “nudo terreno”.

Cinque mesi dopo, il governo decretò la proroga dei contratti agrari che con varie modifiche nel giugno del 46 venne emesso il cosiddetto “Lodo De Gasperi “ sulla vertenza mezzadrile che sancì la nuova ripartizione dei prodotti della terra: il 54% al mezzadro, il 42 % al concedente, con l’obbligo di reinvestire il restante 4% del valore della produzione.

Nel settembre del 46 i contadini di 72 comuni della Calabria occupano 45.000 ettari di terra, da qui il movimento si allarga alle altre regioni.
Nel 48 viene istituita la Cassa per la piccola proprietà contadina al fine di favorire l’acquisto di terreni da parte dei coltivatori: per questa via, o con misure analoghe, si manifesta in trent’anni una espansione della proprietà coltivatrice di oltre due milioni di ettari.
Nel ’50 si conquistano tre leggi di riforma fondiaria: quella regionale siciliana, quella della Sila, e quella detta “stralcio”per attuare le norme in determinate zone dove più urgente è ritenuto l’intervento di modificazione del regime della proprietà fondiaria.

I successi conseguiti in tutti questi anni, nei limiti variamente valutati di una così parziale riforma fondiaria, mostrano ancora oggi come percorrendo sino in fondo la strada iniziata in quegli anni del dopoguerra, l’agricoltura italiana avrebbe potuto essere ma purtroppo non lo è, una componente determinante per un diverso sviluppo del paese.

Il recente “ritorno speculativo” del guadagno facile ed immediato lascia così il territorio depauperato delle sue risorse naturali essenziali.
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Buccia


Regione: Lombardia
Prov.: Milano
Città: Milano


84 Messaggi

Inserito il - 07/11/2012 : 15:07:47 (4399)  Mostra Profilo Invia a Buccia un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Visto che l'argomento è di nuovo in discussione (http://www.santagataviva.it/forum/topic.asp?TOPIC_ID=2140), segnalo quanto era stato detto circa un anno fa.

"Ho messo la testa a posto. Ma non ricordo dove."
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Gaetano


Regione: Lombardia
Prov.: Milano


255 Messaggi

Inserito il - 08/11/2012 : 15:24:41 (4398)  Mostra Profilo Invia a Gaetano un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Grazie Rosalba, quella nostra conversazione non si è ancora esaurita....

Lo scorso anno era più attuale ricorrendo il 150°, un'occasione colta al volo dalla case editrici per riaprire vecchie diatribe, anche in modo provocatorio e con qualche interesse di bottega.

Certi fenomeni editoriali che avvengono in Italia sono davvero singolari, prendiamo ad esempio il grande successo anche dei libri coma "La casta" e company.

E' possibile che nessuno o quasi si sia reso conto prima dei vari "benefit" che si erano autoelargiti i nostri politici?
Tutti quei lettori che hanno acquistato quei libri vivevano forse su un altro pianeta?

Anche noi "meridionali" ci siamo accorti solo ora che l'unificazione non è stata solo rose e fiori e che lo sviluppo equilibrato e durevole del sud non sia stato certo in cima ai pensieri delle classi dirigenti a livello nazionale?

E come se queste iniziative editoriali assolvino un compito di "purificazione" o di autoassoluzione.
Non sapevo, non c'ero, non ho visto, ma ora che ho letto provo sdegno e creo artificialmente un muro incolmabile nei confronti di chi avevo forse anche votato... una nuova verginità...

Colgo lo spunto di Antonio per fare un esempio terra terra o terra lago se preferite.

Anche noi, nel nostro piccolo, abbiamo subito un progetto che, con le parole di Sandro, potremmo chiamare "coloniale".

Ad un certo punto, anche per fare gli interessi di alcune imprese (settentrionali?) si è deciso di concepire la "nostra" occasione di sviluppo.

Hanno preso quello che hanno voluto (non tutto, per fortuna), hanno sconvolto un paese che pur non navigando nell'oro viveva una sua dignitosa esistenza, il suo paesaggio, la sua economia, la sua stessa civiltà ed umanità.

Un paese forse ingenuo, tradizionalmente aperto al nuovo e sempre ospitale verso chi viene da fuori.

Dopo aver vissuto questa tristissima epopea, potremmo noi, come comunità, tirarci fuori e dire che è stata solo o tutta colpa dei "piemontesi", come direbbero gli "antiunitari"?
Che siamo delle povere vittime di un sistema che ci ha illuso e tradito le nostre aspettative?

Vi giro la domanda, con un ulteriore dilemma: qualcuno sa le ragioni tecniche di quella "frana" che in una notte di dicembre tra Natale e Capodanno di 25 anni ha lasciato inaspettatamente tutto in sospeso?



Gaetano
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Pesciolino


Regione: Umbria
Prov.: Perugia
Città: Bastia Umbra


265 Messaggi

Inserito il - 09/11/2012 : 11:36:11 (4397)  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Pesciolino  Invia a Pesciolino un messaggio Yahoo! Invia a Pesciolino un Messaggio Privato  Rispondi Quotando

Gli 'antiunitari' ti dicono che è SICURAMENTE colpa dei 'piemontesi'.
Non credo che un qualsiasi santagatese si sarebbe, mai e poi mai, inventato la storia del lago.
Non ci fosse stata pressione da parte dei 'piemontesi' avremmo ancora la nostra bella valle e molto probabilmente meno 'casermoni'.
Le colpe da parte nostra ci sono e sono gravi, ma credo non sia difficile convincere chi sta nella merda sbattendogli in faccia qualche buona manciata di soldoni.
Se a questo aggiungi la nostra misera coscienza ambientale...

A parte la questione 'lago', giusto per un po' di pettegolezzo, leggevo da qualche parte su internet che la Germania a investito, in 22 anni, nella acquisita Germania dell'Est 5 volte quello che è stato investito in 58 anni di 'cassa mezzogiorno'...

Frana diga: o i 20-30, non so con precisione quanti, anni di carotaggi sono stati fatti su una pezza di formaggio o qualcuno ha esagerato con i fuochi d'artificio per il capodanno
boh!

ciao, Francesco

E' possibile cambiare il mondo basta conservare lo scontrino
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Antonio


Regione: Lombardia
Prov.: Milano
Città: Milano


361 Messaggi

Inserito il - 10/11/2012 : 10:30:55 (4396)  Mostra Profilo Invia a Antonio un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Carissimi,

seguirvi in questa discussione diventa sempre più interessante e stimolante.

Intanto vorrei mettere in evidenza il link che Francesco ha quasi “nascosto” nella chiusura del suo intervento e che rimanda a una bella intervista a Sales di Lettera 43:
http://www.lettera43.it/economia/macro/napoli-una-berlino-mancata_4367556492.htm


Ripartiamo allora, come Gaetano e Francesco hanno accolto, dal nostro “piccolo” universo santagatese.

“Identità” e “Dignità’”

Guardiamo al paradigma del “Lago”: un malinteso senso del “progresso” dalle nostre parti fa apparire come cosa buona e giusta qualsiasi progetto, meglio se grandioso (guardate ancora oggi in che termini al Sud si parla del ponte sullo stretto in due regioni con strade e ferrovie al disastro…). Spinti dall’illusione dell’Opera, e di 5 o 6 anni di lavoro per centinaia di persone (cosa certo non da poco) né gli amministratori, né la “classe politica e intellettuale”, né la gente comune si è interrogata sul futuro della comunità successivo alla supposta realizzazione del progetto. Ed ora che finalmente l’opera si è rivelata per quello che era (in Calabria di "dighe fantasma" come la nostra ce ne sono altre decine…!!!) di cosa stiamo discutendo? Abbiamo notizia di un serio e approfondito piano alternativo in discussione nella nostra comunità per uscire da questo incubo?

Riguardo alla domanda di Gaetano sulla famosa frana che ha deciso il primo stop al progetto. Beh, è chiaro che solo i tecnici e i legali che hanno letto con attenzione le perizie potrebbero darci delle risposte.
Noi, da semplici cittadini, possiamo invece solo porci delle domande. Per esempio: com’è possibile che dopo 30 anni di sondaggi e perizie e carotaggi, solo una frana in corso d’opera abbia rivelato che proprio il costone dove si sarebbe dovuta ancorare la diga, fosse di composizione friabile o comunque inadatta?


…Inadatta al primo progetto. Perché ora pare che il progetto sia cambiato e preveda una “Diga a gravità” che …


continuiamo?

La mente è come un paracadute: funziona solo se si apre.

E dopo il settimo giorno, Dio creò l'ottimo giorno.
(Serafini)

Modificato da - Antonio in data 10/11/2012 14:43:35
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Gaetano


Regione: Lombardia
Prov.: Milano


255 Messaggi

Inserito il - 10/11/2012 : 20:51:44 (4396)  Mostra Profilo Invia a Gaetano un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Il riferimento finale che ho inserito nel mio post non è casuale.

Direi che l'ispirazione mi è venuta leggendo in questi giorni "Lo straniero" di Albert Camus.

Al protagonista Meursault viene notificata la notizia della morte della madre.

Meursault sembra non provare nessun tipo di emozione per questo avvenimento, rifiuta di vedere le spoglie della madre, beve caffè e fuma vicino alla bara.

Un comportamento che condizionerà notevolmente la corte chiamata a giudicarlo per un omicidio da lui compiuto pochi giorni dopo.

Grazie all'abile ricostruzione degli accadimenti formulata dal pubblico ministero, i giurati basano la loro sentenza di condanna capitale più che sull’omicidio in sé, su quella innaturale indifferenza palesemente dimostrata da Meursault rispetto al destino della propria madre.

Mentre scrivevo sul forum ho avuto come un flash ed ho ricollegato idealmente quel racconto alla vicenda dell'invaso.

La valle è stata la genitrice della nostra comunità, ha garantito con le sue risorse la sopravvivenza di chissà quante generazioni di santagatesi.

Abbiamo creduto che il suo sacrificio ci avrebbe ricompensato con un futuro migliore, così come farebbe ogni genitore per i propri figli.

Ma una sera d’inverno, tra Natale e Capodanno di 25 anni fa, il sogno si spezza ed interrompe fatalmente un destino che sembrava ormai a portata di mano.

Ricominciare a sognare diventa da subito impresa impossibile, un disperato delirio di promesse mancate, del resto forse non ci avevamo nemmeno creduto per davvero a quel miraggio di lago contornato da belle villette, un pò come al mare, o forse meglio con l'aria fresca che abbiamo la sera in agosto.

La valle genitrice resta così una fossa di scavi imperfetti, lamiere e tralicci, strade sbarrate, un luogo non luogo che sta lì, ormai solo, ombra di sè, ad un passo di via ma in realtà confinato molto molto lontano: un ghetto di vigne, uliveti, ed anche querceti un tempo grondanti di frutti, che muore sepolto sotto l'arbusto selvatico che inonda, sprofonda quel miracolo creato un tempo da uomini nudi, coperti di stracci, di sudori arroventati dall’arsa calura.

Meursault perlomeno era andato al funerale della madre.


Gaetano

Modificato da - Gaetano in data 10/11/2012 22:56:26
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admin

Città: PG-MI-SAdE


702 Messaggi

Inserito il - 09/05/2015 : 23:53:36 (3486)  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di admin Invia a admin un Messaggio Privato  Rispondi Quotando

Continuiamo con questa rubrica a riproporre antichi messaggi dal forum.
Oggi un post del settembre 2011 con interessanti repliche a commenti.

Santagataviva WebMaster.

"Errare è umano, ma per incasinare davvero tutto è necessario un computer".

(Arthur Bloch)
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