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 Quelli che ami non muoiono

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
Buccia Inserito il - 03/03/2011 : 19:28:34
Quelli che ami non muoiono
di Mario Fortunato, edito da Bompiani


Dove c’è molta luce c’è molta ombra.
(J. W. Ghoethe)


Vorrei che questo libro venisse letto come un romanzo, anche se i personaggi che lo abitano sono a loro volta scrittori, o intellettuali, o artisti in carne e ossa: alcuni vivi e altri scomparsi.
Tutte persone che nel corso di un ventennio, fra i primi anni 80 del novecento e il duemila, il più delle volte senza saperlo, mi hanno donato qualcosa.
Questo qualcosa, ora lo so, era l’immagine di un mondo culturale e di una civiltà che stava tramontando, per lasciare il posto a ciò che chiamiamo in maniera impropria il presente.
All’inizio ero un ragazzo o poco più e, come è normale, non avevo idea che molte cose sarebbero cambiate di lì a poco: i ragazzi non sanno che cos’è il tempo e credono che tutto sarà sempre immutabile.
Invece, nel volgere di non tante stagioni, è accaduto che quella civiltà letteraria e culturale che avevo appena fatto in tempo a conoscere come mia – una civiltà non soltanto italiana, e fatta di persone, libri, case editrici, giornali e imprese collettive – sia scomparsa quasi di colpo, per vecchiaia o perché, come cantava Bob Dylan, the times they are a-changin.
Così mi è successo molte volte, negli ultimi tempi, di sentirmi parte di una strana schiera di individui (non userò la parola generazione) rimasti un po’ intrappolati e in bilico fra il vecchio mondo e quello nuovo: quasi dovessimo incarnare, per un caso fortunato della storia, il ruolo di anello mancante fra una specie e quella successiva, che però non si sa ancora se sia più o meno evoluta.
A tutte quelle persone che, nel volgere negli ultimi 20 anni del secolo scorso, ho avuto l’enorme privilegio di conoscere e talvolta di amare, ho sentito a un certo punto di dover restituire almeno un poco di ciò che a suo tempo mi avevano dato con tanta generosità, provando a raccontarli a dei nuovi lettori, e in definiva accettando il mio ruolo vicario nella catena evolutiva.

Grazie a
Borges, Moravia, Einaudi, Ginzburg, Lessing, Brodskij, Rusdhie, Fellini, Dillon, McEwan, Betti, Yehoshua, Grossman, Jelloun, Auster, Tondelli, Ionesco, Reed, Deasi, Bowels, Bassani, Kureishi…

Quelli che ami non muoiono – Mario Fortunato, Bompiani

Mario Fortunato è nato a Cirò nel 1958. Laureato in Filosofia a Roma, dal 1983 comincia a lavorare nel mondo del giornalismo culturale, prima per Rai Tre, poi per Panorama, Reporter e infine per L'espresso, di cui è tuttora critico letterario e sul cui sito web è autore del blog Culture Club. Nel 1988, il suo esordio narrativo con Luoghi Naturali, nove racconti legati fra loro, che ricevono il plauso di Alberto Moravia e di cui Le Monde scriverà: "In questo libro Mario Fortunato si rivela un maestro del racconto". Dal 2000 al 2004 dirige l’Istituto italiano di cultura a Londra. Quando nel 2002 il Governo Berlusconi tenta di rimuoverlo anzitempo dall’incarico, per ragioni di discriminazione sessuale, un gruppo di personalità inglesi – fra cui due futuri premi Nobel, Doris Lessing e Harold Pinter – si mobilitano in suo favore, ottenendone la riconferma.


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