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V I S U A L I Z Z A D I S C U S S I O N E |
Buccia |
Inserito il - 04/02/2007 : 17:56:29 Continua il nostro percorso tra i racconti tradizionali. Le puntate precedenti le trovate sulle pagine personali di Buccia.
Il tema di questa puntata è la DONNA. Nei racconti tradizionali la figura della donna sfugge a una tipizzazione rassicurante, e si mostra in uno spessore tragico e in forme inquietanti. Né madre né moglie stereotipate, la madre e la moglie delle favole calabresi rivendicano con spietata determinazione la loro autonomia di soggetti, il loro diritto alla felicità, contro una regolamentazione morale fatta per inquadrarle nell’ordine dato. La donna esce esaltata da queste fiabe; essa è intraprendente, astuta, forte, persuasiva. Non è strano questo riconoscimento della potenza femminile, se solo si pensa che nell’orizzonte folklorico tradizionale la donna è detentrice privilegiata del potere magico. E coerentemente con tutto ciò, queste fiabe presentano donne fatate e fate. Le persone fatate conoscono il futuro e detengono il sapere-potere di ridare la vita. La stessa sfortuna che può affliggere il destino individuale può essere esorcizzata dall’intervento benefico delle fate. La donna esercita il suo potere immediatamente e mediamente attraverso l’uomo, che rende strumento della sua volontà. Ma la caratteristica dei fatti folklorici è l’ambivalenza; nessuna caratterizzazione è così netta, nessun quadro di valori così univocamente fissato da non lasciare spazio anche al loro opposto. E accanto ai proverbi sulla potenza della donna, se ne situano altri relativi alla sua vuotaggine, alla sua loquacità e falsità.
IL DESTINO Una volta c’era un marito e una moglie. Il marito ogni giorno se ne andava in campagna, invece la moglie restava a lavorare in casa. Un giorno questo marito, mentre camminava per la campagna, vide una bambina su una pietra e le disse: “Tu perché stai qui? Che, forse ti sei perduta?” Questa bambina non rispose. “Oh, poveretta!” esclamò l’uomo. “Anche muta sei?!” Stava scendendo la notte e l’uomo pensò di prendere questa bambina in braccio e di portarsela a casa. Quando arrivò a casa, la moglie gli disse: “Cosa’hai portato?” “Ecco qua!” fece lui. “Ho visto questa bambina, le ho domandato di dov’è, cosa faceva seduta su quella pietra e neanche mi rispose, perché è anche muta.” La presero e la misero a sedere su una sedia e le diedero da mangiare; ma la bambina non ne volle. Le parlavano e non rispondeva. Alla fine la lasciarono sulla sedia e se ne andarono a dormire. Nel filo della mezzanotte ci fu un grande rumore e subito si udì una voce che diceva: “Oh! Pianeta il più grande!” “Cosa vuoi?” rispose la bambina. “Partorì la mugnaia” disse la voce. “E che fece?” domandò la bambina. “Femmina” rispose la voce. “Cosa ha da essere?” “Malafemmina” rispose la bambina. Dopo, il tempo che vi vuole per raccontarlo, ritornò la voce e disse: “Partorì la regina.” “E che fece?” domandò la bambina. “Maschio” rispose la voce. “Cosa ha da essere?” “Sarà ammazzato” disse la bambina. Tornò nuovamente la voce e le disse che aveva partorito un’altra donna; e ad ogni nato quella bambina dava il suo destino. A un tratto fece tremare la casa, si alzò dalla sedia e andò davanti al letto dei due coniugi e al marito disse: “Senti, io sono il Destino e ti potrei inabissare, ma non lo faccio, per questa volta. Guardati dal levarmi da dove mi trovi. Quando ti capita di vedermi, girati dall’altra parte. Ora prendimi e portami dove mi hai trovata e mettimi seduta su quella pietra proprio com’ero. Guai a te se ti sbagli! Pensaci, pensaci: ché io sono il Destino.” (CONTINUA) |
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