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V I S U A L I Z Z A D I S C U S S I O N E |
Gaetano |
Inserito il - 17/06/2013 : 14:56:09 Insomma, come nel passato, il problema drammatico resta l'emigrazione, che non è più un'emorragia di massa, dato il numero ridotto di persone, ma si è trasformata in un dissanguamento lentissimo, inesorabile. Negli anni Cinquanta Carfizzi contava circa 1.500 abitanti, oggi il paese che resta ne conta 701, compresi quelli che vivono fuori, come gli studenti. La mia classe delle elementari era frequentata da una trentina di bambini; attualmente l'intera scuola elementare ha solo due pluriclassi, con venti bambini in tutto, mentre nove frequentano l'asilo. Quest'anno ancora non si registrano nascite. Nascono altrove i bambini di Carfizzi. Ora mi dirigo al Kriqi, davanti al Monumento ai caduti, nella piazzetta Scanderbeg. Da qui si possono ammirare spicchi di paese immersi nel verde dei lecci e, più giù, fratte e burroni, oliveti e vigneti, cucuzzoli nudi e desolati che sembrano sul punto di tuffarsi nel Mare Nostro, Deti Jon, lo Jonio. In lontananza, tra Strongoli e Melissa, si stagliano come palme gigantesche le pale eoliche e, attorno al Kriqi, le case nuove, disabitate degli emigrati. A partire dagli anni Sessanta, si contano più di mille emigranti, tra temporanei e definitivi. Sono rientrati solo in piccola parte come pensionati, dopo trent'anni e più di Germania; ritornano in tanti come turisti germanesi durante l'estate; risvegliano i vicoli, le strade e le piazze di Carfizzi, che nelle altre stagioni sembra addormentato, fiacco come i suoi gatti; sono attaccati al paese e alla loro lingua madre con tenacia. E come tutti i carfizzoti fanno una resistenza forse inconsapevole, ma potente, all'omologazione: è come se avessero paura di perdersi per sempre, perdendo la lingua del cuore. Da circa vent'anni un gruppo di emigrati lungimiranti ha inventato «La festa del ritorno», un tentativo di rallentare lo scollamento tra il paese che resta e quello che parte, con la consapevolezza che uno dei modi per resistere, forse il più efficace, è l'unità dei due paesi e, più in generale, delle Calabrie: solo così questi luoghi resteranno ancora vivi, luminosi, e proietteranno le loro ombre dal Sud al Nord e viceversa, fino a incontrarsi e intrecciarsi in Europa.
Carmine Abate
Ho riportato la parte finale del bellissimo racconto che ieri Carmine Abate ha pubblicato sull'inserto culturale domenicale de IL SOLE 24 ORE. So che nel nostro paesello ci sono già tante feste, ma quella "del ritorno" che Carmine ed i suoi amici hanno tenuto a battesimo nella loro Carfizzi avrebbe anche da noi un significato ed un valore particolare, visto che lo "scollamento tra chi resta e chi parte" avanza a larghe falcate.
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