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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
Gaetano Inserito il - 22/04/2013 : 10:00:18
Lola, in fondo, non faceva che parlare di felicità e d’ottimismo, come tutti quelli che sono dal buon lato della vita, quello dei privilegiati, della salute, della sicurezza e hanno ancora parecchio da vivere.
Lei mi seccava con le cose dell’anima, e n’aveva la bocca piena.
L’anima è la vanità e il piacere del corpo sinché funziona bene, ma è anche voglia di uscire dal corpo appena è malato o che le cose vanno male.
Delle due pose si prende quella che meglio vi serve per il momento, ecco!
Finché si può scegliere tra le due, va.
Ma io, non potevo più scegliere, il mio gioco era fatto!
Ero nella verità sino all’osso, e la mia morte, la mia, mi seguiva per così dire passo a passo.
Avevo un bel sforzarmi a pensare ad altro e non al mio destino d’assassinato con proroga, destino che tutti d’altronde trovavano più che normale per me.
Quella specie d’agonia differita, lucida, ben in gamba, durante la quale è soltanto possibile capire verità assolute, bisogna averla provata per sapere per sempre quel che si dice.


Ferdinand Cèline, “Viaggio al termine della notte” (1932)



Versione in pdf scaricabile on line dal sito http://www.beneinst.it/e-book/e-book/Viaggio%20al%20termine%20della%20notte%20-%20L.%20F.%20Celine.pdf


“Viaggio al termine della notte” si impone come il romanzo che ha saputo meglio capire e rappresentare il novecento, illuminandone con provocatoria originalità espressiva gli aspetti fondamentali.
"Céline è stato creato da Dio per dare scandalo", scrisse Bernanos quando nel 1932 il romanzo diventò un successo mondiale, suscitando entusiasmi e contrasti feroci.
Lo "scandalo" di Céline, che dura tuttora, è la profetica lucidità del suo delirio, uno sguardo che nulla perdona a sé e agli altri, che ha il coraggio di affrontare la notte dell'uomo così com'è.
L'anarchico Céline, che amava definirsi un cronista, aveva vissuto le esperienze più drammatiche: gli orrori della Grande Guerra e le trincee delle Fiandre, la vita godereccia delle retrovie e l'ascesa di una piccola borghesia cinica e faccendiera, le durezze dell'Africa coloniale, la New York della "folla solitaria", le catene di montaggio della Ford a Detroit, la Parigi delle periferie più desolate dove lui faceva il medico dei poveri, a contatto con una miseria morale prima ancora che materiale.
Totalmente nuovo, nel panorama francese ed europeo, è stato poi il modo insieme realistico e visionario, sofisticato e plebeo con cui Céline ha saputo trasfigurare questa materia incandescente.
Per lui, in principio è l'emozione, il sentimento della vita: di qui l'invenzione di un linguaggio che ha tutta l'immediatezza del "parlato" quotidiano, capace di dar voce, tra sarcasmo e pietà, alla tragicommedia di un secolo.

Dall’introduzione a cura di Gerardo D'Orrico



Ferdinand Cèline

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1   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
Gaetano Inserito il - 24/05/2013 : 13:37:21
L’acqua veniva a sbattere presso i pescatori e mi son fermato per vederli fare.

Veramente, non avevo nessuna fretta, nemmeno io, proprio come loro.

Ero quasi arrivato all’età, forse, in cui si sa apprezzare ciò che si perde ad ogni ora che passa.

Ma non si sa ancora acquistare la forza di saggezza che occorrerebbe per arrestarsi di colpo sulla strada del tempo; e poi d’altronde fermandosi non si saprebbe che fare senza quella follia di avanzare che si possiede e che si ammira dopo la giovinezza.

Già si è meno fieri della propria giovinezza; non si osa ancora confessarlo in pubblico che la giovinezza forse è soltanto questo: slancio ad invecchiare.

Si scopre, in tutto il proprio ridicolo passato, una tale quantità di stupidaggini, canaglierie, credulità che ci si vorrebbe forse finirla di colpo d’essere giovani, aspettare che la giovinezza si stacchi, aspettare ch’essa vi sorpassi, vederla andarsene via, allontanarsi, guardare tutta la sua vanità, portar per mano il suo vuoto, vederla ripassare ancora dinanzi a sé; e poi essere sicuri che se n’è veramente andata via, la giovinezza, e tranquillamente allora, per conto proprio, ritornare adagio adagio dall’altro lato del Tempo per osservare come sono veramente le persone e le cose.


Ferdinand Cèline, “Viaggio al termine della notte” (1932)


Nella mia edizione il libro di Celine conta più di 500 pagine e ne ho lette oltre 300.
Insieme a lui ho conosciuto dal vivo la guerra, la vita impossibile in una foresta tropicale, l'America e le sue catene di montaggio.
Ora siamo di nuovo a Parigi, il protagonista fa il medico dei poveri in uno dei sobborghi più disperati: racconta ciò che vede e sente, tanti episodi in presa diretta, senza mediazioni: un mondo che si trascina senza speranza nel quale siamo immersi e che abbiamo proprio sotto gli occhi e non riusciamo o vogliamo vedere.



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