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V I S U A L I Z Z A D I S C U S S I O N E |
Antonio Bonfilio |
Inserito il - 10/01/2012 : 09:08:54 Cari amici della Musica di Sant’Agata di Esaro, sento il dovere di comunicare a voi tutti, sostenitori e ascoltatori di Arthemisia Musica Classic Festival per Emilio Martorelli, la mia rinuncia al ruolo di Direttore Artistico che ho ricoperto per dieci anni fin qui.Anni difficili ma colmi di enorme soddisfazione.
A voi voglio rivolgere questo saluto. Potrà sorprendere i più questa triste ma ferma decisione (comunicata in data di ieri all’Amministrazione Comunale), proprio perchè AMCF vive un momento molto positivo di crescita, essendosi ritagliato un posto dignitoso nel panorama musicale italiano, e lasciare ora è, oltretutto, motivo di maggiore amarezza, dopo anni di forte impegno.
Ciò potrà sembrare anche incomprensibile, allorchè meno di due mesi fa, in un’intervista rilasciata proprio a Santagataviva cercavo di rilanciare la prossima edizione, l’XI, con la determinazione, l’ottimismo e la puntualità che, credo, abbia caratterizzato la mia direzione, forte soprattutto del contenuto della proposta musicale.
In quella conversazione sottolineavo l’importanza culturale del Progetto Arthemisia, il lavoro iniziale svolto e gli obiettivi intermedi raggiunti (quella scommessa ingaggiata e vinta è sotto gli occhi di tutti). Sottolineavo anche le grosse difficoltà di vario genere e il cammino ancora lungo da affrontare.
Queste difficoltà hanno creato a loro volta, nel tempo, incomprensione, amarezza e contrarietà che da una parte rallentano il lavoro e dall’altra ingrossano il vuoto di relazione tra i soggetti coinvolti, modificando un rapporto di collaborazione sereno in uno instabile e pieno di incognite.
In cuor mio s’è fatto spazio uno stato di frustrazione e di amarezza che non mi permette neanche di riprendere l’operatività più spicciola. Ciò dovuto soprattutto ai differenti tempi di pianificazione e alla differente prassi lavorativa tra i diversi soggetti interessati.
A lungo ho accettato di svolgere il mio compito in un clima interiore poco favorevole. Spesso in estrema solitudine. Pensavo che occorresse del tempo, che i miei interlocutori potessero accogliere, per quanto ha riguardato gli aspetti specifici della Direzione Artistica (parlo evidentemente del mio ufficio, non di altri uffici che non mi competono) il modo di operare che più ritenevo opportuno, ma con delusione devo purtroppo registrare la staticità e l’immutabilità dell’approccio approssimativo iniziale, nonché la mancanza di sinergia e fluidità organizzativa, senza le quali ci si impantana inevitabilmente. Non parlo, dunque, dei mezzi finanziari e di tutti gli aspetti connessi: so molto bene quali siano i problemi legati ai finanziamenti pubblici alla Musica. Quale serio operatore musicale può prescindere da ciò che le istituzioni o i privati mettono o possono mettere a disposizione? Quale operatore musicale può accampare pretese?
Rilasciare un’intervista o chiedere preventivamente informazioni su date possibili da fissare in largo anticipo, come si conviene per un evento che ha acquisito priorità, riprendere contatti con scuole musicali (Seregno e Diamante) e conservatori (Cosenza, Bari, Milano), con nuovi importanti artisti (Johanna Knauf Vienna, Mirabilè Ladies Ensemble Nottingham, Trio Fridegk Amburgo, Stefano Bollani, Ludovico Einaudi), significa svolgere il proprio compito. Pensare di migliorare le location attuali, magari trasferirli o crearne altre nuove, animare e animarsi, sollecitare e attivarsi, ricreare il collegamento, gli incontri, il dialogo, significa svolgere il proprio compito. Tenere vivo l’interesse, per tutto l’arco di un anno verso l’evento che si vuole continuare a realizzare e non soltanto per un solo mese, significa svolgere il proprio compito. Tentare di infondere, forse con eccessivo ottimismo, come a volte inopportunamente mi succede, anche laddove permangono ben radicati scetticismo e incredulità, quell’idea che io chiamo “sentimento musicale”, tanto necessario nella vita delle persone, rimanendo però sempre saldo alla realtà concreta delle possibilità di realizzazione dell’evento, significa svolgere il proprio compito, quello di Direttore Artistico, ruolo riconosciutomi dieci anni or sono e fidelizzato nel tempo attraverso tutta la comunità.
Ma le condizioni attuali venutesi a creare, direi quasi fisiologicamente, mi concedono purtroppo solo di attendere, anzi me lo impongono e, per giunta, in un clima di incertezza e superficialità sia per ciò che attiene alla mia persona sia per il contenuto della mia proposta artistica. Tutto ciò mi induce a non avere alcun dubbio sulla decisione presa.
Sono molto spiacente verso gli amici della Musica di Sant’Agata di Esaro che mi hanno insignito della loro fiducia e della loro stima, di cui mi onoro, proprio in virtù della proposta musicale che ha posto il Festival nella considerazione unanime di pubblico e di critica in cui si trova oggi, ma non vedo altri ruoli per me, né altri presupposti culturali e musicali diversi da quelli già preesistenti.
In sintesi: in termini di mezzi finanziari, si può concludere con la battuta: si fa ciò che si può fare! Mentre in termini di contenuto e modo di operare il discorso cambia. Penso, infatti, sia lecito e sacrosanto capire in tempo utile il peso dell'evento che si andrà a organizzare. L’operatore musicale può essere tenuto al palo, in attesa, dalle istituzioni pubbliche e private per cui esercita in ordine alle possibilità concrete di realizzare questo o quell’evento, ma nessuno di essi può o deve legarlo a quel palo, privandolo o cercando di privarlo delle sue legittime elaborazioni, analisi, preparativi, indagini e prospettive che fanno di lui un libero pensatore e un ideatore creativo.
Direi che stare con le mani legate per mancanza o in attesa di fondi è spiacevole ma comprensibile. Risulta meno comprensibile oltreché molto spiacevole stare con la mente legata.
Dunque, alla luce di questi nuovi scenari, mai finora manifestatisi palesemente ma evidentemente in gestazione e caratterizzati, ripeto, da una totale mancanza di comunicativa tra i soggetti interessati, ritengo di non potermi adeguare ulteriormente più di quanto non abbia già fatto in tutti questi anni e di non poter accettare limitazioni, ridimensionamenti o blocchi nella mia progettualità.
La mia visione del Festival, evidentemente risulta incompatibile con ciò che intravedo e, poiché non sono mie abitudini né il pettegolezzo né la leggerezza, intesa come superficialità, mio malgrado, mi fermo qui.
Certo, si possono cambiare perfino i corsi dei fiumi, figuriamoci se non si può cambiare il corso di una direzione artistica. Non certo con la mia acquiescenza, però. Così facendo sollevo me stesso dal gravoso onere di continuare in una dimensione in cui non mi riconosco più e sollevo altri soggetti interessati, dal farmelo presente.
La mia uscita di scena vuole tutelare AMCF, il mio lavoro e gli stessi indirizzi musicali che gli amici della Musica santagatesi e calabresi in questo decennio hanno amato e sostenuto.
A chi gioverà questa decisione? A nessuno gioverà! E non dico questo per presunzione, anzi, altri operatori con altri indirizzi e contenuti musicali potranno fare come e meglio di me. A loro va il mio augurio.
Prendo, però, le distanze, come ho sempre fatto, da chiunque voglia strumentalizzare la mia scelta per altri obiettivi lontano dai miei e da quelli fondativi di AMCF. Ognuno, dunque, potrà interpretarla come crede ma dovrà inevitabilmente collocarla sempre all’interno del suo habitat naturale che è la promozione, la trasmissione e l’insegnamento della Musica e della sua Bellezza.
Alle Amministrazioni e loro Sindaci che hanno operato per l’iniziativa Musica per Emilio Martorelli prima e AMCF per Emilio Martorelli poi, a coloro, cioè, che l’hanno creata, nel corso degli anni l’hanno mantenuta e infine l’hanno consolidata, rendendo possibile la realizzazione delle dieci edizioni, unitamente ai Presidenti della Regione Calabria, della Provincia di Cosenza, del Parco del Pollino, vanno il mio ringraziamento e la mia stima.
Voglio, inoltre, ringraziare tutte le personalità del Comitato d’Onore, la Parrocchia, la Stampa e tutte le istituzioni e associazioni che hanno sostenuto AMCF: Comune Città di Seregno, Associazione Culturale Ars Enotria Ensemble, Conservatorio di Catania, Conservatorio di Cosenza, Comitato Gemellaggio Seregno-Sant’Agata di Esaro, Pro-Loco di Sant’Agata di Esaro, Comitato Promotore Festa di S. Francesco, Grotta della Monaca e particolarmente l’Associazione Culturale Santagataviva che ha reso un preziosissimo servizio al Festival in tutti questi anni.
Riservo per ultimo il sentimento di affetto, il senso e l’immagine di Bellezza che suscitano in me i ricordi delle decine e decine di esibizioni di tutti gli allievi, dei loro insegnanti e di tutti gli artisti che hanno reso importante il Festival Arthemisia attraverso la Bellezza della loro musica.
10/01/2012 Antonio Bonfilio |
4 U L T I M E R I S P O S T E (in alto le più recenti) |
domenico tolve |
Inserito il - 18/02/2012 : 18:44:11 Nel leggere la lettera di rinuncia del maestro Bonfilio ho avvertito un senso d’impotenza, di frustrazione e un’indefinita malinconia che hanno finito per paralizzare quel poco che è rimasto del mio innato istinto alla ribellione.
Percepivo che stava crollando, improvvisamente, anche quello che sembrava un solido e bene augurante punto di riferimento per la tradizione e la cultura (non solo musicale) del nostro paese.
Le sue pesanti e appassionate parole infondono sgomento e preoccupazione anche in chi, come me, è stato critico verso l’impostazione delle ultime rassegne musicali che, a mio avviso, hanno profondamente snaturato e stravolto le finalità e il progetto originario della manifestazione.
Conoscendo la sensibilità, l’assoluta professionalità, la passione e la totale dedizione di Antonio per questo importante evento culturale e il suo attaccamento ed amore per Sant’Agata capisco che sono state toccate e compromesse le corde del sentimento e della dignità della persona.
Come esprimere, senza essere pregiudizialmente etichettato, deriso, accusato di strumentalizzazione, il mio smarrimento, la mia delusione, la mia preoccupazione per l'assordante silenzio delle Istituzioni e degli uomini e donne di "cultura" che affollano le serate estive?
Possibile che questo nostro strano, piccolo paese è diventato così apatico, assente, irriconoscibile?
Dove sono finiti la frenesia e l’euforia per il cambiamento e il rinnovamento che, in questi ultimi anni, avevano drogato un po’ tutti?
Dove è finita la rabbia, la sete di verità manifestata in occasione delle pompose e solenni manifestazioni di denuncia e di solidarietà, alla presenza di autorità della politica e delle istituzioni, per la tragedia personale e collettiva delle intimidazioni che hanno messo in ginocchio le libertà istituzionali e la convivenza civile?
Perché facciamo fatica a capire che è successo qualcosa di molto grave?
Perché continuiamo a non voler vedere, a non capire che i gravi avvenimenti degli ultimi anni, hanno cambiato il nostro modo di essere, la nostra stessa vita?
Per la parte che mi riguarda, continuerò a denunciare e combattere, fino all’ultimo respiro, la supponenza e il fastidio per le regole che, in modo subdolo e spregiudicato, cercano di demolire consolidati comportamenti e consuetudini democratiche che hanno contraddistinto la storia del nostro paese.
E “MUSICA PER… EMILIO MARTORELLI” e il SUO DIRETTORE ARTISTICO ANTONIO BONFILIO che, con la condivisione unitaria di tutta la comunità santagatese, ne è stato l’illuminato, geloso e sapiente interprete e maestro, è indiscutibile che è parte della nostra storia migliore.
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Antonio |
Inserito il - 17/02/2012 : 10:17:27 Davvero curioso vivere ai tempi della Rete come dei separati in casa; come conviventi che “non vedono, non sentono, non parlano” con coloro che si trovano nella “stanza” accanto. Eppure è proprio ciò che pare stia avvenendo nella comunità santagatese.
Succede così che una notizia, una proposta, una civile comunicazione o una lettera di rinuncia ad un incarico, pubblicata su un forum aperto e certamente ben noto a tutta la comunità, possa venire tranquillamente ignorata da coloro ai quali è destinata.
Certo, ci sono luoghi istituzionalmente preposti dove discutere e affrontare determinati problemi e prendere le dovute decisioni, ma per cortesia o, se si vuole, per pura semplice buona educazione (esiste anche su internet!), si potrebbe – si dovrebbe!– trovare il tempo e il modo per dire due parole, o esporre serenamente e pubblicamente il proprio punto di vista.
E’ del tutto lecito per qualsiasi Amministrazione condividere o meno l’operato di qualsivoglia Direttore Artistico indicato a gestire un evento quale l’Arthemisia Musica Classica Festival. E naturalmente, è anche possibile prendere la decisione politica di annullare l’iniziativa stessa o darle altri e differenti obiettivi (come è del resto legittimo il giudizio che su queste scelte politiche saranno poi liberi di esprimere i cittadini, l’opinione pubblica e i diretti interessati); ma non si può certo ignorare la competenza, la passione, la capacità di proporre una visione alta dimostrata da Antonio Bonfilio, e annegare nel silenzio tutti questi anni di lavoro.
Tutti noi sappiamo che in quella nostra Sant’Agata i problemi economici e organizzativi sono enormi, ma perché dovremmo fare anche a meno del garbo, del rispetto, della buona educazione? R.S.V.P. |
sandro |
Inserito il - 13/02/2012 : 20:03:37 Mi associo volentieri all'appello di Gaetano per ringraziare Antonio Bonfilio (che purtroppo non conosco personalmente)per quanto ha fatto in questi anni di direzione dell'Arthemisia festival. Allo stesso tempo mi dispiace molto il suo 'abbandono'; è vero, nessuno è indispensabile, ma penso sia impresa ardua eguagliare i risultati che il festival ha raggiunto in questi anni. Spero vi sia un timoniere capace di prendere in mano la situazione, ma (scusate il mio scetticismo) oggi ne dubito. S.Agata è una fucina ineguagliabile di iniziative, ma non so perchè, dopo qualche tempo queste vengono fagocitate dalla stessa comunità che le ha promosse. Chiedo scusa ad Antonio anche per la mia indifferenza... mostrata fino ad oggi; ma, compatibilmente con le sue ragioni, gli chiedo di ripensarci un attimo, per tutti coloro che in questi anni lo hanno ringraziato anche solo con la costante presenza alle manifestazioni del festival ed anche per quelli, come il sottoscritto, che godevano al pensiero che il proprio piccolo paese potesse esprimere tanto. Con affetto |
Gaetano |
Inserito il - 06/02/2012 : 17:56:38 Per quella che è la mia conoscenza storica del nostro paese, credo di aver capito che uno dei principali pregi di chi ci ha preceduto sia stata la costante preoccupazione a non isolarsi ed a tessere e sviluppare rapporti con popolazioni anche lontane e non immediatamente confinanti.
Un paese, il nostro, che non ha mai dato la sensazione di volersi chiudere in se stesso, e ciò a dispetto di un isolamento geografico imposto dalle circostanze che avrebbe potuto mortificare ogni sforzo di progresso economico, sociale e sopratutto culturale.
Noto con preoccupazione che, invece, da qualche anno, questa antica vocazione al dialogo, al confronto con l'esterno, alla sperimentazione, sembra venire via via trascurata, se non abbandonata.
In particolare, le accorate e appassionate parole a noi rivolte da Antonio Bonfilio sembrano essere cadute, anch'esse, in una voragine di silenzio, come quella in cui sembra cadere ogni cosa che guarda più in alto e più lontano.
Eppure ho memoria dell'indubbio successo della sua gestione dell'Arthemisia Festival, della partecipazione straripante, viva e sempre più consapevole della nostra comunità alle sue sollecitazioni artistiche provenienti dai migliori ambiti nazionali.
E' passato quasi un mese dal suo post e mi domando come si possa restare così indifferenti ad una sua possibile "uscita di scena" certo sofferta ma motivata e determinata.
Nessuno di noi ovviamente è indispensabile.
Vorrei però invitarvi a ricordare cos'era questo Festival e cosa oggi è diventato anche per l'immagine altamente professionale che ne è scaturita per il nostro paese.
A prescindere da come la questione verrà risolta, credo che tutti noi abbiamo contratto un debito di stima e di riconoscenza nei confronti di Antonio per quello che ha fatto e spero continuerà a fare per la nostra comunità.
Facciamogli sentire tutto il nostro calore e tutto il nostro apprezzamento!
Se ci chiudiamo sempre più nel nostro piccolo guscio non avremo più nulla da raccontarci e di cui andare fieri, come del nostro magnifico Arthemisia Festival.
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