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 La foto (6) - sulle castagne -

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
Gaetano Inserito il - 26/02/2011 : 22:27:37

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91,04 KB

Sagra della Castagna 1984.

Un gruppo di giovani (18-21 anni) presenta una mostra fotografica che documenta per la prima volta la progressiva estinzione del nostro patrimonio castanicolo.

Il titolo era emblematico: “L’Autunno delle Castagne”.

Quelle su cui era seduto Emanuele erano però ancora rigorosamente locali, come ancora tanti erano allora i camion dei “compratori” che giravano per il paese e garantivano risorse ulteriori a molte famiglie, e ciò grazie agli innumerevoli “mezzi tomoli” pieni che venivano riversati nelle “sarcine”.

Chissà cosa sarebbe accaduto se quel grido d’allarme fosse stato raccolto dalla comunità, dagli amministratori e dai produttori!

Forse il degrado di questa importante risorsa sarebbe stato attenuato ma, probabilmente, non avremmo assistito ad un’inversione di tendenza.

Il destino era già segnato.
Anche la civiltà della castagna stava diventando un vecchio rottame, come gli asini ed i muli e le loro stalle che ancora popolavano il nostro centro storico.

E' doveroso aggiungere che il futuro a cui, in alternativa, sono state ancorate le nostre “ipotesi di sviluppo” si è rivelato ad oggi più carico di spine di tutti i nostri ricci messi insieme.

Per completare l’argomento ripropongo uno stralcio di un mio intervento pubblicato nella monografia n.2 di Santagataviva del novembre 2005.

L'eloquio elegante e forbito del Dottor Peppino Castellucci, benché espressione di tempi che paiono remoti, resta un esempio di stile per quanti si trovino a leggere le pagine di vita politica ed amministrativa della Sant'Agata del primo novecento.
Nei suoi numerosi ed appassionati interventi alle adunanze consiliari si percepiscono nitidamente i sentori di un epoca movimentata, gravida di contrasti ed immani difficoltà.
Ricordiamo, ad esempio, alcune sue frasi verbalizzate nel Consiglio comunale del 14 ottobre 1915 in merito alle disagevoli condizioni economiche nelle quali versava da qualche tempo la nostra cittadinanza: "Il nostro comune attinge i mezzi della sussistenza individuale e collettiva da due fonti: la produzione della terra; l'emigrazione oltre oceano. L'anno che volge ormai al suo termine è stato come nessun altro infausto per quanto concerne la produzione agricola: scarsissimo è stato il raccolto del grano, quasi nullo quello dell'industria serica e delle castagne che rappresentano tutto il contingente locale della terra".
Il racconto prosegue lucido ed impietoso, la delicata situazione appare ancor più drammatica con una guerra sullo sfondo ed il conseguente arresto dei flussi migratori.
Quello che più preoccupa, a metà di quell'ottobre, è la prospettiva di un raccolto di castagne "quasi nullo", una vera sciagura per una comunità avvinta fortemente a questa risorsa.
I castagneti, infatti, dominavano il paesaggio agrario comunale, ne avevano progressivamente eroso ampi spazi a scapito di altre coltivazioni agro-forestali.
Negli ultimi cinquant'anni molte cose ancora sono cambiate.
Come un fiume impetuoso, la storia ha travolto quanto prima aveva costruito.
Le malattie, l'emigrazione e tante altre cause hanno ridotto oggi la castanicoltura a fenomeno economicamente marginale.
Se torniamo, per un momento, alle iniziali parole espresse novant'anni fa dal Dottor Castellucci, si può convenire che oggi la previsione di un'annata "quasi nulla" non preoccupa più di tanto. Questa importante risorsa non fa notizia, salvo restare occasione per feste o per un'occasionale passeggiata in campagna.
Il recupero produttivo dei castagneti rimane un'impresa difficile e complessa, appartiene oramai al regno delle buone intenzioni e non suscita più interessi primari.
Peccato, perché una politica intelligente che mirasse a ristabilire condizioni di convenienza è una delle poche eredità che ci restano in grado di costruire uno sviluppo durevole.



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