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 Agorà di Santagataviva
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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
Gaetano Inserito il - 19/03/2009 : 14:49:04

Sarebbe stato bello festeggiare, tra una settimana, il centenario dalla costituzione della Banca Cooperativa di Sant’Agata di Esaro a capitale illimitato, avvenuta a Lungro il ventotto marzo del 1909.

Purtroppo, come la più parte delle iniziative imprenditoriali in forma societaria nate a Sant’Agata, ebbe vita breve, essendo stata dichiarata fallita il 31 agosto del 1923, dopo soli quattordici anni di attività.

Questa Banca nasceva in un periodo particolarmente effervescente per il nostro paese, caratterizzato da profonde divisioni in seno alla classe dirigente dell’epoca, cioè tra i pochi notabili appartenenti alle famiglie con maggiore peso economico e politico (i cosiddetti “tiracapizzi” per usare un’espressione di genio popolare rimasta memorabile).

Divisioni evocate e simboleggiate dalla acerrima rivalità tra la “Mazzini” e la “Popolare” e che porteranno ad un clamoroso cambio della guardia generazionale alla guida dell’istituzione comunale con l’avvento alla carica di Sindaco del giovane Giovanni Caglianone al posto di Carmine Salvatore Pisani.

In effetti, la nuova banca e la società operaia “Giuseppe Mazzini”, nate entrambe nel 1909, erano espressione di questa straordinaria volontà di rinnovamento politico ed economico della società santagatese, che poggiava anche sulle rimesse di denaro e sulle esperienze accumulate oltreoceano dagli emigranti “americani” di ritorno e che culminerà nel 1914 (tra i primi non solo in Calabria) con la nascita della centrale elettrica.

Grazie alla “Pieve” di Don Antonio Montalto (pag. 371-373), sappiamo molte cose interessanti sulla nuova banca:

- la sua vocazione a sostegno delle “esigenze economiche” del comune e allo sviluppo delle “industralità”;

- il suo momentaneo successo reso evidente dalla rilevante cifra (per quel tempo) del capitale raccolto (oltre undicimila lire) che ne facevano uno dei più quotati istituti bancari della zona (in cui forse mai il nostro paese ha dato evidenza di primeggiare come allora);

- il suo altrettanto rapido declino dovuto anche a “contrasti tra le famiglie benestanti” che ne avevano sostenuto la costituzione e la successiva affermazione.

Certo è, che se la banca avesse resistito e fosse arrivata fino a noi, ci troveremmo dinanzi probabilmente ad un paese diverso, se solo pensiamo a quale contributo essa avrebbe potuto dare alla crescita delle piccole imprese locali, alla modernizzazione dei rapporti economici, all’utilizzazione in loco dei risparmi dei nostri concittadini finiti invece a fruttare chissà dove (ad esempio, più di recente, ai consistenti flussi di denaro relativi agli espropri delle terre ai fini dell’invaso).

Il fallimento di questa iniziativa è risultato assai deleterio per le sorti dell’economia del nostro comune, ne ha amplificato i caratteri di marginalità anche rispetto alla più ampia area dei paesi che lo circondano.

L’incapacità di fare “gruppo” e di tendere ad un obiettivo comune anche solo al fine di spartirsene gli utili è rimasto oltretutto un dato mortificante dell’economia locale, se solo ricordiamo (solo per citare il caso più eclatante) la successiva ed altrettanto sfortunata esperienza della “Società San Francesco”.

E’ un dato su cui riflettere in questo “non” anniversario che ci accingiamo a ricordare.



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