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V I S U A L I Z Z A D I S C U S S I O N E |
Massimo |
Inserito il - 14/03/2007 : 17:52:25 Mi corre l'obbligo morale di pubblicare una mia lettera privata inviata ad alcuni amici di Sade. Io penso che quando si è Presidenti di un'associazione così prestigiosa come Santagataviva anche le azioni a titolo personale, vadano ponderate, giustificate e rese a volte pubbliche. Sottolineo che la mia esternazione è stata personale e non a nome dell'associazione. Devo chiedere scusa anche publicamente all'amico Tolve che ho nominato ma al quale non ho inviato la lettera. Lo faccio ora publicamente.
Alla Cortese Attenzione Dott. Carmine Arcuri Dott. Tullio Laino Dott. Walter Sirimarco Avv. Claudio Marsico
epc Geom Branda Andrea ( delegato ai rapporti istituzionali dell'associazione )
Milano lì 07.03.07
Cari amici è mio dovere scriverVi due righe per chiederVi personalmente e direttamente scusa. Sabato 3 marzo durante la farsa a Milano, mi sono espresso con parole dure e forse offensive nei vostri confronti. Un momento di nervosismo sicuramente dovuto al fatto che anche in questa occasione, dopo tanti sforzi fatti per organizzare 3 giorni di santagatesi a Milano Voi ci siete stati lontani: nè una telefonata nè un fax, niente ! La mia indignazione è solo dovuta a questo e non a altro, sicuramente sarebbe stato giusto esternarlo in maniera privata, ma perdonatemi: non mi sono trattenuto perchè pensavo che questa era l'occasione giusta per riavvicinare i nostri rapporti, pensavo che Walter dopo la mia richiesta di farsi sentire anche telefonicamente, avrebbe capito. Invece credetemi ero veramente indignato, con tutti i sacrifici che facciamo tutti insieme, vorremmo anche un po di gratitudine da parte Vostra. Sicuramente la mia è stata una esternazione non concordata e anche non condivisa dai miei amici e da chi tiene i rapporti con le istituzioni, ma vi prego di credermi ero arrabiato perchè ero convinto che in questa occasione se non il sindaco almeno l'assessore Walter avrebbe almeno mandato un fax o fatto una telefonata una mail un saluto personale. E' vero ho esagerato con aggettivi duri nei Vostri confronti e Vi chiedo di accettare le mie scuse. Però è altrettanto vero che un rapporto si costruisce insieme e non da soli, quindi il mio invito ancora una volta è quello di farVi sentire vicino al nostro gruppo di amici che ama sade come lo amate Voi. con stima Massimo Gallo |
2 U L T I M E R I S P O S T E (in alto le più recenti) |
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Inserito il - 19/03/2007 : 16:43:30 Caro Massimo, a parte condividere appieno i discorsi sull'umiltà fatti da Micuzzo, credo che si possa interpretare anche il tuo gesto che – a modesto modo di vedere – è molto nobile. Capisco la tua difficoltà nell’operare magari pensando che gli altri ti stanno “snobbando”. E questo credo possa far saltare i nervi a tutti. Anche a te, visto che di solito ti abbiamo visto come persona che sa allacciare i rapporti con gli altri e non dividerli. Da qui magari è arrivata la tua prima e, forse, spropositata, reazione. Credo, però, che il tornare suoi tuoi passi e chiedere scusa, anche a chi non aveva ascoltato quella sera a Milano, possa essere sinonimo di grande maturità. Qui a Sant’Agata, Caro Massimo, stiamo facendo, spesso e volentieri, “la guerra dei poveri!”. Ognuno vorrebbe la sua primogenitura, ciascuno vorrebbe dire questo l’ho capito prima io di altri, in molti asseriscono “se c’ero io le cose erano andate diversamente”. E questo per partito preso e non prescindendo da un impegno sociale visibile a tutti. Ma poi – credo – che come al solito fra il dire ed il fare ci sia di mezzo il mare, che – non per frase fatta – può essere un muro insormontabile. Penso, invece, che prima di criticare aprioristicamente il lavoro altrui, spesso servirebbe calarsi nella parte e nel ruolo che ognuno, nella vita personale e professionale, interpreta. Tu, a modo tuo, hai detto: “Ho sbagliato e vi chiedo scusa”. Hai corretto così un determinato comportamento e ti sei assunto le tue responsabilità. Per questo ti ammiro, allo stesso modo in cui ammiro il tuo coraggio e di tutti i tuoi più stretti collaboratori che quando c’è stato bisogno di mettere mani al portafoglio lo avete fatto senza remore. Ma non per questo avete gettato la croce solo addosso agli altri. Avete fatto anche autocritica. Eppure c’è stato qualcuno che ha denigrato solo gli altri. E continua a farlo. Ti ammiro, ancora, Caro Massimo perché stai cercando di portare una mentalità nuova, ovvero quella del “fare” e di credere in un futuro migliore. In questo, però, molto spesso hai a che fare con la chi fa “dell’invidia” una prerogativa imprescindibile, cioè che sono molti a non condividere la tua linea perché a volte considerata troppo morbida. Tu, intanto, non sei un politico ma il Presidente di un’Associazione culturale che ha tanti e grandi meriti. Magari anche qualche piccolo difetto, perché no tanto per non sembrare presuntuoso. Chi si adopera, come te, me o gli altri per una comunità spesso viene a cozzare con chi è “invidioso” soprattutto di quello che ognuno di noi si è costruito con lo spirito di abnegazione, la solerzia, lo stare sempre dietro alle cose, stare attenti a non rovinare i rapporti interpersonali. Ma spesso, magari, si è ritrovato con gente che, dalla sera alla mattina, non l’ho hanno più degnato di uno sguardo. Il tuo comportamento, invece, ti fa onore e spero serva da esempio e da stimolo. Finiamola – secondo me – di rincorrere sempre l’altro come il nemico di turno. Il mio può sembrare un discorso buonista, ma credo che soltanto così si possano gettare le basi per una Sant’Agata diversa, aperta al dialogo, alla collaborazione e non trincerata solo dietro le acredini personali. Semmai sono da criticare (quando ci vuole), i comportamenti nella cosa pubblica se sfociano solo in “favoritismi personali” e non tengono conto dell’utilità di una persona anche all’interno di un’intera collettività. Ma lì si sfocia in un altro discorso, di cui non è il caso riaprire ferite ancora aperte… Con stima, Alessandro
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domenico tolve |
Inserito il - 19/03/2007 : 11:05:13 Caro Massimo ho appena letto la tua lettera ai rappresentanti delle Istituzioni. Appena avrò tempo ti dirò, più organicamente, il mio pensiero. In attesa ti invio alcune riflessioni che non sono mie, ma che condivido.
«L’umiltà è la prerogativa di colui che è umile. Nonostante esistano diversi modi di intendere questo termine nel quotidiano, una persona umile è essenzialmente una persona modesta e priva di superbia, che non si ritiene migliore o più importante degli altri. L’umiltà non va confusa con l’umiliazione, che è l’atto con il quale qualcuno viene indotto a vergognarsi, e non ha nessuna attinenza con la presente voce».
«L’uomo è un sistema chiuso, limitato e soggettivo. Non può capire tutto ma deve farsi un’idea e per farsela deve usare le informazioni in base alla propria esperienza e conoscenza. Non è un caso che si trova spesso a sbagliare. Quante volte abbiamo visto delle persone farsi un’idea di qualche altra persona che non coincideva con la realtà! Oppure, quante volte abbiamo capito male una situazione o un’azione fatta da qualcuno? Non a caso diciamo che “si arriva a conclusioni affrettate”. Il pregiudizio, infatti, non è altro che un’idea creata con poche informazioni ma presa per vera e conclusa senza voler sentire o vedere più altro. Poi, ad alterare le nostre percezioni ci vuole davvero poco, basta essere stanchi, stressati o essere controllati da emozioni forti. Ad esempio, quando uno si arrabbia, non è oggettivo e si dice che “non ragiona”. Quindi sbagliare è umano ma ci sono tre strade che possiamo prendere: 1) Credere alle nostre percezioni e non voler sentire niente da nessuno. 2) Credere solo alle percezioni di tutti gli altri. 3) Tenerci pronti a cambiare non fidandoci ciecamente né delle nostre percezioni, né di quelle degli altri, ma cercando di ottenere più informazioni possibile.
Inutile dire quanto sia da evitare la prima perché ci impedisce di cambiare e migliorare. E’ caratterizzata da un forte orgoglio e presunzione. Finirà con l’interpretare tutto isolandosi dalla realtà per fidarsi solo di una propria immagine virtuale e distorta della realtà.
La seconda è l’eccesso opposto. Si pensa che tutti gli altri sanno meglio di noi e noi non valiamo nulla quindi diamo ascolto a tutti e diamo sempre ragione. Con questa mentalità si cambia subito idea ogni volta che uno ci dice una cosa diversa ed è molto frustrante. Questa però non è umiltà ma è considerare tutti gli altri come delle “divinità” da ascoltare ciecamente.
La terza strada, invece, è una via di mezzo ed è quella che ci porterà più lontano. Diffidando dalle percezioni umane, ma rimanendo aperti a capire sempre meglio ci porta a crescere. Ascolteremo quindi le correzioni che ci fanno gli altri, ma cercando di avere più informazioni da più fonti e persone prima di accettare o rifiutare. Chi percorre questa strada acquista una grande forza di volontà che però non ostacola il cambiamento (quindi non sviluppa la testardaggine).
E cos’è l’umiltà? A molti vengono subito immagini di debolezza e sottomissione ai propri simili, oppure di persone che per non mostrare mai di essere capaci in qualcosa negano i loro talenti (magari quando ricevono un complimento) dicendo: “no, ma io non so fare nulla”. E’ questa l’umiltà? No». Ti abbraccio Micuzzo
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