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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
ciota Inserito il - 20/09/2007 : 17:51:54
C'è qualcuno che ha mai messo su carta le parole in dialetto (o in italiano)della canzione che si canta per chiedere l'ingresso ai sposi? Oppure sa dove le posso trovare?

Mille Grazie!
2   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
Antonio Inserito il - 20/09/2007 : 22:03:49

Cara Roseann,

ho cercato sui libri che ho, ma non ho trovato la risposta alla tua domanda. Ho però trovato - nel libro " Poesia Popolare e Costumi Calabresi di Vincenzo Spinelli - Alfredo e. Mele e Co. Librai Editori 477 lavalle.485- Bs Aires 1923 " - un'antica usanza santagatese molto interessante che riguarda appunto gli sposi e il matrimonio.

Riporto la pagina integralmente perchè è davvero molto interessante.


'U MATRIMONIU 'NCANNISTRA.

Abbiamo testé lasciato ai primi di settembre l'ordinata esposizione dei fasti nostrani, ed é tempo di riprenderla, tanto piu che da noi, in settembre, si sta benissimo: fa gia un bel freschetto, e le montagne cominciano ad avere qualcuno dei dorati colori di autunno.
La gente si preoccupa dell'inverno che dura sei mesi, e ne approfitta per fare una provvista delle buone castagne, che sono la maggior risorsa del paese.

Noi, intanto, possiamo approfittare di questo breve intervallo, per parlare di un costume nuziale che ormai non si pratica più (…).

Una curiosa legalizzazione del concubinato, legalizzazione per modo di dire, era il cosiddetto "matrimonio 'ncannistra".

Consisteva in questo: quando due persone di sesso diverso decidevano di far vita comune, o, come dicon qui, di "accucchjarsi", (accoppiarsi) non si riunivano alla chetichella come fanno ora; ma facevano i loro bravi inviti poi si mettevano in corteo, e andavano tranquillamente alla piazza Grande. Li vi era un albero: alcuni dicono un pioppo, altri un gelso; ad ogni modo, lo sposo e la sposa, e dietro ad essi tutti gli invitati, giravano attorno a questo albero per tre volte, mentre lo sposo doveva dire:

"Arviru mia h'uritu,
Ja sugnu 'u spusu, tu si' la zita";

a cui la sposa doveva rispondere:

"Arviru mia h'urutu,
Ja sugnu 'a zita, tu si' lu spusu". (1)

(1) Albero mio fiorito, - lo sono lo sposo, tu sei la sposa. - Albero mio fiorito, -lo sono la sposa, tu sei lo sposo. - Si gioca sulla duplice forma di fiorito: una, h'urutu, dialettale, e l'altra h'uritu, di introduzione dotta.

Dopo di che, tutti tornavano a casa felici e contenti, e il "matrimoniu ‘ncannistra" era bell'e fatto . Ma si dira: perché non andavano addirittura dal sindaco? Per la semplice ragione che, nella maggior parte dei casi, il bravo funzionario non era in grado di intervenire, perché o lo sposo aveva una moglie indegna, nonché vivente, che lo avea piantato, o vi erano degli altri impicci più o meno dirimenti del genere.


Questo costume, che, evidentemente, non é più antico della venuta dei francesi da noi, essendo l'albero h'urutu, nonché h'uritu, parente sltretto di quello della libertà, e che doveva avere anche un certo valore legale durante il governo di quelli, durò fino al 1859.

Questa data ci conserva una breve satira fatta per Giuseppa Urso e Luigi Pirrongelli, morti da più tempo, e che mi venne insegnata da Cristina Biondi, nipote della Urso. Diceva la satira:


" Millottucientu cinquantanovi, É successa 'na cosa nova:
Peppa Ursu, e Luigi Pirrungiellu, Hanu fattu 'u cannistriellu" . (2)


Dal che si vede che anche allora l'uso era gia in forte decadenza, se é detto una cosa nuova, tanto é vero che poi non si fece più.
Ne restò traccia, come di tanti costumi antichi scomparsi, in un modo popolare, ché di una coppia clandestina si suole sentenziare: "Su' spusati'ncannistra".

(2) Nel 1859 è accaduto un avvenimento nuovo: Peppa Urso e Luigi Pirrongelli hanno fatto il canestrino.
Qui canestrino è usato scherzosamente. Si dice cannistru anche il dono che si manda agli sposi, e forse da questo,l'appellativo dato a quel modo di sposarsi.
Pesciolino Inserito il - 20/09/2007 : 19:22:23
"Senz'essere chiamati simu vinuti...."
Chi meglio di 'Puccimazza'!

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