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V I S U A L I Z Z A D I S C U S S I O N E |
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Inserito il - 24/07/2007 : 20:43:55 APPELLO STORICI PER MEDAGLIA D'ORO AL PARTIGIANO "FACIO"
Arriva dalla capitale l'ultima agenzia sulla vicenda che inserisco integralmente.
Dante Castellucci fucilato dai suoi e non ucciso dai nazisti
Roma, 23 lug. (Apcom) - Un gruppo di storici italiani, fra cui Claudio Pavone, Alessandro Portelli, Paolo Pezzino, Alberto Cavaglion, Giovanni De Luna ha firmato una petizione rivolta al Presidente della Repubblica, per chiedere l'assegnazione della Medaglia d'oro alla Memoria di Dante Castellucci (nome di battaglia "Facio"), nel 63esimo anniversario della sua fucilazione, accogliendo l'appello in tal senso contenuto nel recente libro "Il piombo e l'argento" di Carlo Spartaco Capogreco. L'attribuzione si rende più che mai necessaria dal momento che la figura di Castellucci, che combatté accanto ai Fratelli Cervi e si distinse per importanti azioni partigiane nel Parmense e in Alta Lunigiana, "rimane tuttora appannata - sottolineano i promotori dell'iniziativa- nonostante la Medaglia d'Argento conferitagli nel 1963, la quale conteneva una motivazione non rispondente a verità". "La ricerca storica, infatti - proseguono gli storici - ha ormai dimostrato inequivocabilmente che Facio, caduto ad Adelano di Zeri (MS) il 22 luglio 1944, non è stato ucciso dai nazi-fascisti, come recitava la motivazione della Medaglia d'argento, bensì fu vittima di un processo farsa ad opera di alcuni fra i suoi stessi compagni, e ingiustamente fucilato. Non c'è stata mai, di fatto, una vera riabilitazione di chi al contrario meritava di essere ricordato come un eroe coraggioso e leale della nostra Lotta di Liberazione". L'appello, che ha il patrocinio della Regione Calabria e rimane aperto per altre adesioni, viene rivolto nella convinzione che l'affermazione della Verità vada sempre e comunque nell'interesse di quanti combatterono e combattono dalla parte giusta.
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2 U L T I M E R I S P O S T E (in alto le più recenti) |
Barbér Pompeo |
Inserito il - 06/08/2007 : 19:43:30 Sant'Agata d'Esaro, Zeri, Pontremoli: tre piccole comunità così accomunate dal vivo ricordo di Facio. Il 22 luglio crediamo debba diventare un appuntamento significativo comune di riflessione e ricordo. Ci saranno occasioni ulteriori per poter tornare su questa densa pagina di storia (per la proposta di medaglia d'oro, la proposta di fiction televisiva, la proposta di un museo, ecc) e saremo felici di poterlo fare insieme. Il nostro blog è disponibile a pubblicare e commentare (come anche ora: sottilcieldipontremoli.blogspot.com) notizie ed aggiornamenti. Un cordiale saluto da Pontremoli e un grazie per l'ospitalità.
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Inserito il - 24/07/2007 : 20:57:19 Anche il presidente Loiero torna sulla vicenda. Ecco il suo ultimo intervento
“Una medaglia per fare giustizia” Il presidente Loiero su quella d’oro che sarà concessa alla memoria del comandante partigiano “Facio”
CATANZARO. “La concessione della medaglia d’oro è il solo atto di riparazione possibile per onorare la memoria di Dante Castellucci, il leggendario comandante partigiano “Facio”: servirà a rendere giustizia al valore dimostrato sui campi di battaglia da questo giovanissimo “brigante” calabrese che lottò per la libertà dell’Italia dal nazifascismo, a ripristinare la verità storica, falsata anche nelle motivazioni che hanno portato all’attribuzione, anni fa, di una medaglia d’argento al valore”. A sostenerlo è il presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero. “L’iniziativa di numerosi storici italiani che in tal senso hanno sottoscritto una petizione da inviare al Presidente della Repubblica e ai ministri della Giustizia e della Difesa - ha aggiunto Loiero - va sostenuta non solo da tutta la comunità scientifica ma anche dalle istituzioni ad incominciare da quelle della Calabria in cui “Facio” nacque. Il deposito di memorie della guerra partigiana non può, infatti, essere inquinato da falsi storici come quello accreditato “per comodità” sul comandante “Facio”, il quale non fu ucciso in battaglia dai fascisti bensì venne fucilato da suoi compagni in seguito ad un ingiusto e infamante processo farsa come ha dimostrato il bel libro di Carlo Spartaco Capogreco “Il piombo e l’argento” edito da Donzelli”. “A Facio, oggi - ha proseguito Loiero - può essere resa giustizia e, come da impegno già preso davanti ai cittadini di S. Agata d’Esaro suo paese natale, la Regione Calabria si farà promotrice di una iniziativa parallela a quella degli storici per chiedere l’attenzione del Capo dello Stato sulla vicenda e una rivalutazione della figura di questo calabrese ribelle, combattente leale e nobile, capace di grandi gesta di eroismo. La lotta di liberazione dal nazifascismo va accettata per come é stata realmente, anche con episodi come quello che hanno portato alla morte di “Facio”. Non ha bisogno di versioni edulcorate e giustificative o, peggio, di riluttanti finte attenzioni per alcuni episodi, che ci sono stati, perché non rientrano nell’etica nobile di una rivoluzione pura. In Dante Castellucci, voglio ricordarlo, si nasconde sia la metafora della Resistenza offesa da episodi di violenza ingiustificabili alla luce di una razionale valutazione storiografica, sia una metafora vicaria, più restia ad emergere, che fa riferimento alla complessa antropologia calabrese e che, per certo versi, sfata molti luoghi comuni accreditati dai media negli ultimi anni”. “Il calabrese “Facio” - ha sostenuto Loiero - trovò nelle sue radici, in quella Calabria sana che per i media non esisterebbe più, le ragioni e le motivazioni del suo eroico agire da combattente della libertà. Emigrante da bambino, questo “brigante” (mai come in questo caso il termine veste a pennello il profilo di un calabrese ribelle) si porta appresso il ricordo di un territorio disperato e dolcissimo e, assieme a quel ricordo, il ribellismo antico e la sete di giustizia degli avi. Combatté per la libertà propria e per quella degli altri. Combatté nello scontro del Lago Santo parmense e la sua figura divenne un mito, ancora vivo, per le popolazioni”. “La sua biografia - ha concluso Loiero - non può essere, dunque, macchiata da una storica bugia sulla sua morte. Morì fucilato da alcuni che avevano combattuto dalla sua parte. Merita che ciò sia scritto a chiare lettere. I valori e i sentimenti della Resistenza non ne risentiranno. E al leggendario comandante “Facio” che non meritava il piombo dopo un processo sommario, e che merita l’oro della Repubblica nata dalla Resistenza, sarà restituita la dimensione etica che s’è meritato lottando contro le forze nazifasciste nel Parmense-Alta Lunigiana. La verità non può mai essere sepolta”.
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