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V I S U A L I Z Z A D I S C U S S I O N E |
Gaetano |
Inserito il - 22/01/2013 : 17:01:24 GSE30-04di4 – locandine (e non solo)
Siamo giunti al termine di questa breve ed incompleta galoppata nella memoria.
Solitamente è la parte dedicata ai ringraziamenti, quelli non rituali, che vengono direttamente dal cuore.
Innanzitutto ai miei compagni di viaggio che condividevano con me quell’indomita passione di guardare il nostro paese dall’alto, nel suo candore più genuino, nel suo mite adagiarsi sul fianco della montagna, nel suo imperioso affacciarsi sul fiume incastonato nella valle.
Grazie a loro, all’amicizia sincera e cristallina che mi hanno sempre riservato, ho riprovato la gioia di sentirmi vivo, coraggioso, a volte anche un po’ folle, comunque utile a quella comunità sentita davvero come una continuazione del mio ambito familiare, proprio in un periodo certamente complesso e difficile della mia gioventù.
Non era mai capitato prima, ad esempio, di portare, armati di caschi e tute da lavoro, un gruppo elettrogeno quasi all’entrata della Grotta della Monaca per illuminarla a giorno e scoprirne così le sue incredibili caratteristiche, sotto una nuvola di pipistrelli che si levava nell’aria.
Senza quell’impresa, compiuta grazie ad Antonio Castellucci ed altri amici, probabilmente non si sarebbe arrivati agli studi successivi che hanno riconosciuto l’assoluta rilevanza internazionale di quel sito.
E poi Montea, il nostro sogno ad occhi aperti, nato già da bambini ascoltando i racconti di Mario Di Cianni.
“Montea, Montea yuppie, yuppie yeah” era il nostro motto al tempo degli scout.
Essere lì, sulla sua cresta in bilico su due profondissimi dirupi nei primi giorni di gennaio, tra venti gelidi e violenti cercando riparo tra gli spuntoni di roccia...
Ma anche discendere il Raganello e pensare di essere all’ultimo “ponte”, quando ancora mancavano diversi chilometri all’uscita dal canyon… giungere alla “teleferica” e veder bruciare impotenti il bosco poco lontano… sentirsi responsabili di più di cinquanta persone che per la prima volta si trovavano su Montea, in cima alla Spina Santa, dinanzi le Sorgenti dell’Esaro o alla Tavola dei Briganti, davanti al Pino della Grande Porta sul Pollino…
Emozioni grandissime, ma anche l’apprendimento continuo di un profondo sentimento di libertà.
Perché, in fin dei conti, il GSE ha rappresentato per tutti noi (e non solo) una preziosa oasi di libertà, specie dopo che lo scontro politico tra opposte fazioni aveva già raggiunto livelli intollerabili.
Una libertà che si manifestava in mille modi: su una panchina in piazza, ideando escursioni per l’indomani; cucinando una frittura di pesce sopra un cartello stradale opportunamente adattato; lasciando sempre aperta la porta per chiunque voleva condividere anche solo un momento delle nostre attività; presentare le nostre proiezioni di diapositive nelle piazze all’aperto, nelle scuole, nei bar.. senza alcun recondito intento di creare un movimento politico o per fini personali, essendo il nostro scopo soltanto quello di stupire e rendere i nostri compaesani orgogliosi della bellezza che ci circondava.
Una bellezza che suggerisce contemplazione, preghiera, raccoglimento, addirittura estasi, ma che anche esige di essere tutelata, difesa, rispettata come se fosse una parte del nostro corpo.
Troppe volte è stata oggetto di baratto ed ogni volta lo scambio ci ha reso più poveri, depressi, inconcludenti.
I primi dati del censimento 2011 confermano che gli attuali residenti nel nostro paese sono scesi sotto quota 2.000, un limite impensabile ai tempi del GSE.
Sono ancora convinto che attraverso la conoscenza e la valorizzazione ecologicamente compatibile delle nostre risorse naturali si può ancora tentare e non solo sperare di invertire la china.
Un abbraccio.
La locandina della partecipazione a PIANETA AZZURRO (1987)
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La locandina di una proiezione di diapositive (1988)
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La locandina della mostra del 1989
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2 U L T I M E R I S P O S T E (in alto le più recenti) |
Scalaistrama |
Inserito il - 24/01/2013 : 08:38:17 Ciao Gaetano,
con il cuore in mano ti ringrazio di tutte le emozioni che hai suscitato in noi che leggiamo queste bellissime pagine di ricordi non vissute in prima persona. Vivendo fuori dal Paese non ho avuto la possibilità di essere parte attiva di un movimento che ha cercato con tutte le proprie forze di rallentare il declino annunciato di una delle valli più belle del territorio Calabrese. Invidio quello che avete fatto, frutto di Tenacia, Coraggio, Passione ed Amore per la propria Terra e nel contempo sono orgoglioso di constatare che dei ragazzi hanno fatto l' impossibile per contrastare il crepuscolo "naturale" del nostro paese.
Un abbraccio |
Antonio |
Inserito il - 22/01/2013 : 18:19:22 Ciao Gaetano,
grazie.
Cosa dire? Ancora una volta, con la (nobile) scusa di condividere qualche ricordo, si cerca di lanciare messaggi importanti e forse fondamentali, che però finiscono purtroppo per essere spesso sottovalutati, ignorati, o addirittura incompresi.
E’ forse nella nostra indole agire in modo per cui tutto ciò che costituisce la nostra cultura, le nostre tradizioni, il nostro territorio, il nostro ambiente… possa essere tranquillamente svenduto e svilito, sacrificato ad una impropria concezione del “lavoro” e dello ”sviluppo” che poi, infatti, puntualmente non si concretizzano perché, su quelle basi, non possono consolidarsi.
Così, pur avendo ogni giorno sotto gli occhi quelle montagne sfregiate dagli incendi, violentate da "cantieri infiniti", da sbancamenti e tagli; imprigionate da grovigli di strade, stradelle e tratturi aperti in tutte le stagioni dell’anno e fino alle quote più alte anche quando non ce ne sarebbe bisogno; antropizzate intensamente - e per di più con scarso beneficio economico! - …molti coltivano l’illusione che la bellezza originaria dei luoghi sia lì per sempre. Invece, purtroppo, nella realtà spesso è così solo nei ricordi, appunto.
Grazie ancora e un caro abbraccio |
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