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V I S U A L I Z Z A D I S C U S S I O N E |
Luca Branda |
Inserito il - 26/01/2007 : 18:55:45 “27 GENNAIO 1945 – 27 GENNAIO 2007” PER NON DIMENTICARE! Il 27 gennaio 1945 si chiudevano definitivamente i cancelli di Auschwitz, uno dei tanti campi di concentramento e sterminio nei quali vennero sterminati milioni di ebrei, donne, bambini, anziani, assieme a migliaia di rom e sinti, omosessuali, disabili, dissidenti e oppositori politici. Ricordare ciò che è stato a noi stessi ed alle prossime generazioni è un DOVERE!
NON POSSIAMO NEGARE LA PAGINA PIU’ TRISTE DELLA STORIA DELL’UMANITA’ INTERA!
Da “La Tregua” di Primo Levi, Ebreo deportato e sopravvissuto.
«Sentivamo che nulla mai più sarebbe potuto avvenire di cosi buono e puro da cancellare il nostro passato, e che i segni dell’offesa sarebbero rimasti in noi per sempre, e nei ricordi di chi vi ha assistito, e nei luoghi ove avvenne, e nei racconti che ne avremmo fatti. Poiché, ed è questo il tremendo privilegio della nostra generazione e del mio popolo, nessuno mai ha potuto meglio di noi cogliere la natura insanabile dell’offesa, che dilaga come un contagio. È stolto pensare che la giustizia umana la estingua. Essa è una inesauribile fonte di male: spezza il corpo e l’anima dei sommersi, li spegne e li rende abietti; risale come infamia sugli oppressori, si perpetua come odio nei superstiti, e pullula in mille modi, contro la stessa volontà di tutti, come sete di vendetta, come cedimento morale, come negazione, come stanchezza, come rinuncia»
(11 gennaio 1946) «Sognavamo nelle notti feroci Sogni densi e violenti Sognati con anima e corpo: tornare; mangiare; raccontare. Finché suonava breve sommesso Il comando dell’alba; «Wastawac»; E si spezzava in petto il cuore. Ora abbiamo ritrovato la casa, il nostro ventre è sazio. Abbiamo finito di raccontare. È tempo. Presto udremo ancora Il comando straniero: «Wastawac».
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1 U L T I M E R I S P O S T E (in alto le più recenti) |
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Inserito il - 27/01/2007 : 12:08:59 A proposito di "Giornata della Memoria" vi propongo una notizia apparsa ieri sulla stampa della Calabria:
Internata a tre anni è tornata a Ferramonti
TARSIA. Fu internata a tre anni nel campo di Ferramonti di Tarsia e venerdì vi ha fatto ritorno, dopo 67 anni, per incontrare giovani e studenti e raccontare la sua esperienza vissuta nella struttura calabrese. La protagonista è Marion Klein, settantenne e residente ad Innsbruk, che ha accettato l’invito della Fondazione Museo Internazionale della Memoria “Ferramonti di Tarsia” ed è tornata nel campo dove visse un anno della sua infanzia. “I miei genitori - ha detto Marion Klein - volevano raggiungere Israele con me e mio fratello. Purtroppo fummo bloccati a Cipro e rispediti indietro. Giunti a Trieste mio padre fu catturato e mandato nel campo di Ferramonti. Dopo pochi giorni mia madre, io e mio fratello riuscimmo a raggiungere mio padre. Ricordo che ero tra le più piccole bambine del campo ed ero malata di vaiolo quindi fui sistemata in una baracca separata. Spesso capitava che i topi si avvicinavano al mio letto e mia madre, scherzando mi diceva, “guarda Marion, c’è un topolino che ti è venuto a fare visita”. Ed è stata probabilmente quella esperienza che mi è servita a non avere paura dei topi”. Quello di Ferramonti di Tarsia è stato il più grande campo di internamento fascista in Italia e nel periodo tra il 1940 ed il 1943 vi passarono circa 3.000 ebrei di nazionalità straniera. Da due anni una parte del campo è diventato un luogo del ricordo. Nella struttura, infatti, è stato realizzato un Museo Internazionale della Memoria dove sono raccolte oltre 100 fotografie che ricordano la vita di tutti i giorni e le attività del campo, pagine di giornali scritte dai deportati, testi e romanzi scritti da internati e una pagella scolastica di una bambina ebrea espulsa da una scuola italiana dell’epoca. “Venerdì, dopo sessantasette anni, torno - ha aggiunto - per la prima volta nel campo di Ferramonti. È per me un effetto positivo perché ho la fortuna di raccontare ai giovani, che sono il nostro futuro, la mia esperienza. Solamente per questa ragione ho deciso di accettare e di tornare in questo luogo. Per anni, durante la mia gioventù, non volevo sentir parlare degli anni della guerra. Ora, invece, vorrei sapere tante cose, ho sempre voglia di conoscere tutti i particolari di quegli anni. C’è un particolare che vorrei evidenziare: quello di Ferramonti è stato un campo “umano” dove, nonostante il momento e la situazione, abbiamo vissuto una esperienza che oggi, per fortuna, possiamo raccontare”. Con Marion Klein, nel campo di Ferramonti di Tarsia, c’era anche suo fratello, Oscar, che, proprio negli anni dell’internamento, si avvicinava al mondo della musica. Oscar Klein, che è morto nei mesi scorsi, iniziò con la chitarra e successivamente si dedicò al Jazz suonando la tromba. In diverse occasioni ha avuto occasioni di esibirsi con Lino Patruno e Romano Mussolini. “Per mio fratello - ha concluso Marion Klein - la musica era una passione molto forte che ha cercato di curare anche quando eravamo nel campo di internamento anche se tra mille difficoltà. Sono certa che sarebbe tornato ben volentieri a Tarsia ed avrebbe dedicato una sua esibizione a questo luogo della memoria”.
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