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V I S U A L I Z Z A D I S C U S S I O N E |
Gaetano |
Inserito il - 04/02/2011 : 11:18:53 Se esiste o se esistita, qual è l’anima del nostro popolo? E’ una domanda che mi chiedo e vi chiedo alla vigilia della festa di Sant’Agata.
Frugando tra la mia collezione di fotografie “anni 80” che vi sto proponendo in questa sezione, ne ho trovata una che può darci più di un indizio in questa affascinante ricerca.
E’ una macina del mulino “Martirani” che stava lì accanto, come addormentata da chissà quanti anni.
Sant’Agata, data l’abbondanza delle sue acque, poteva considerarsi come il paese dei mulini, dato il loro numero elevato in confronto alla ristrettezza del suo territorio.
Questi mulini, peraltro, assolvevano a funzioni fondamentali e di primaria importanza per tutta la comunità.
Ben si comprende allora, come l’ex feudatario abbia fatto di tutto per conservarne il possesso nel 1810, durante la causa con il comune in occasione delle leggi eversive della feudalità (come poi avvenne).
C’è una storia di rivalità tra “molinari” alla base dei sanguinosi eccidi per i fatti del colera del 1855.
C’è anche una questione politica ed economica circa l’utilizzo del mulino “dei preti” ai fini di produzione di energia elettrica alla base del forte dissidio tra gli opposti schieramenti che portò tra il 1909 ed il 1910 alla fine dell’esperienza politica di Carmine Salvatore Pisani.
Accanto ad un mulino, come registra lo storico Piero Bevilacqua, avvenne agli inizi degli anni ’40, una delle poche sommosse in provincia di Cosenza contro la politica degli ammassi del regime fascista.
Eppure, la maggior parte di questi straordinari simboli della nostra storia sono stati abbattuti come se niente fosse.
Ed il loro sacrificio, finora, si è rivelato del tutto inutile.
La nostra comunità non li ha difesi come avrebbe dovuto, non ha nemmeno provato realmente a recuperarli (dove si poteva) come in qualche caso aveva meritoriamente iniziato a fare.
E’ rimasta muta allora, come oggi.
Forse quei mulini, come l’acqua che li attraversava, rappresentavano la nostra anima, la nostra vera ricchezza.
Perduta quella, cosa ci rimane?
Allegato: scan14.pdf 49,85 KB
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Info-Forum |
Inserito il - 24/02/2013 : 17:47:40 Nel forum ci sono oltre 4643 post...riscopriamoli... |
Gaetano |
Inserito il - 08/02/2011 : 12:33:04 Cara Marilena, ho letto con molto rispetto le Tue parole e le ho sentite anche mie.
E’ davvero difficile sintetizzare questo strano ed incostante sentimento che abbiamo verso il nostro paese, specie quando si vive la maggior parte dell’esistenza lontano da questo “mitico” luogo.
Hai espresso bene questo “senso di colpa” che ogni tanto ci affligge, questo desiderio contrario che nutriamo, a volte, di recidere una volta per sempre il cordone ombelicale che ci lega, di “strappare le radici”, ma anche di ricomporle quando ne sentiamo il bisogno, con la stessa nostalgia che guidava Ulisse alla sua Itaca.
Sentimenti contrastanti, difficili da governare e decifrare, più di testa che di cuore, in cui il nostro rapporto con la nostra comunità, alla fine, diventa forse anche un pretesto per lasciarla ancora più sola e di fatto estranea alle nostre vite.
Questo “estraniamento” è assai palpabile ed investe un po’ tutti (INSADE ed OUTSADE) e da cui pare (come dici) “non si torna indietro” e “non esiste cura”.
Come se un giorno incredibilmente avessimo aperto gli occhi senza più riuscire a riconoscerci gli uni con gli altri, abitanti ognuno in una propria immagine di Sant’Agata, indeterminata ed indeterminabile.
Forse perché abbiamo cercato di fare a meno della nostra anima antica, tanto che non riusciamo più a ritrovarla.
Un abbraccio
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marilena |
Inserito il - 07/02/2011 : 17:44:16 ciao Gaetano...quattro anni fa scrissi queste poche righe nel pieno di una crisi nostalgica per Sant'Agata, ed ancora oggi faccio fatica a rileggerle perchè molto dolorose e personali anche se può sembrare rivolta a molti o meglio che faccia riferimento al comportamento di molti, esprimeva un mio personale stato d'animo, e qui vengo al dunque ed al perchè lo pubblicata proprio oggi dopo aver letto il tuo post, molti la vera ricchezza di sentirsi santagatesi l'hanno persa, come l'avevo persa io qualche anno fa. Cosa ci rimane? Molto o molto poco. Sant'Agata pur disatrata, massacrata, ferita in ogni aspetto e pur sempre li che ci aspetta.
Autocritica i luoghi del cuore
I luoghi del cuore li abbiamo lasciati come dei vigliacchi li abbiamo preferiti ai luoghi della testa ai luoghi che alimentavano le nostre fantasie edonistiche o la nostra voglia di strappare quelle radici che ora vogliamo a tutti i costi ricomporre.
Ora vorremmo risanare quelle ferite ma sappiamo bene che non sono le ferite della nostra terra che vogliamo rimarginare ma quelle più profonde della nostra anima ci sono cose da cui non si torna indietro per le quali non esiste uguale cura
(giugno 2008) |
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