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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
admin Inserito il - 05/01/2014 : 12:13:12




Vignetta di © VALERIO MARINI



STRENNE, REGALI DI NATALE, EPIFANIA…

La Dea Strenna era un'antichissima Dea italica adottata poi come divinità minore del pantheon romano. In suo nome ci si scambiavano i doni augurali durante i Saturnalia, festività che si svolgevano dal 17 al 23 dicembre, in onore del dio Saturno e precedevano il giorno del Natalis Solis Invicti.


Secondo una tradizione, quando Romolo cinse di mura Roma, in segno di riconoscenza e come simbolo di prosperità i cittadini gli offrirono un fascio di rami verdi, tagliati dal vicino bosco sacro alla Dea Strenua. Al re piacque l'offerta si che fece rinnovare l'offerta ogni anno nell'anniversario della fondazione di Roma.

Col tempo il rito decadde ma rimase tra i cittadini l'usanza, alle calende di gennaio, cioè nel primo giorno del mese, di offrirsi a vicenda ramoscelli sacri di alloro e ulivo, aggiungendovi doni di fichi e mele con l’augurio che l’anno in arrivo potesse essere dolce come quei frutti. E poiché la Dea Strenua portava prosperità, l’uso assunse lo stesso nome. Più tardi rami verdi, fichi e mele, vennero sostituiti con altri doni.


Ai bambini si davano dei biscotti tipo marzapane che rappresentavano una Dea con diversi seni, una specie di Diana efesina.

Sembra che nelle famiglie patrizie si unissero ai biscotti anche figurine della Dea in argilla, e pure in oro o argento. tutti gli altri regali erano secondari, ovvero facevano da contorno alle immagini della Dea Strenna, raffigurata con in mano un ramoscello del famoso arbor felix, o con una cornucopia, simbolo di abbondanza.

La fine di un ciclo e l'apertura di un nuovo riguardava sicuramente i cicli di vita e morte della natura, nonchè degli uomini e sembra che nei riti più antichi si donassero statuette della Dea bianche in occasione di una nascita e nere in occasione di una morte. Era la Dea che dava la vita e poi se la riprendeva, ma ricorda pure lo zucchero, bianco, o il carbone, nero, per i bambini buoni o cattivi, della Befana.
1   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
admin Inserito il - 05/01/2016 : 22:43:07
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Messaggio inserito da admin





© Valerio Marini



STRENNE, REGALI DI NATALE, EPIFANIA…

La Dea Strenna era un'antichissima Dea italica adottata poi come divinità minore del pantheon romano. In suo nome ci si scambiavano i doni augurali durante i Saturnalia, festività che si svolgevano dal 17 al 23 dicembre, in onore del dio Saturno e precedevano il giorno del Natalis Solis Invicti.


Secondo una tradizione, quando Romolo cinse di mura Roma, in segno di riconoscenza e come simbolo di prosperità i cittadini gli offrirono un fascio di rami verdi, tagliati dal vicino bosco sacro alla Dea Strenua. Al re piacque l'offerta si che fece rinnovare l'offerta ogni anno nell'anniversario della fondazione di Roma.

Col tempo il rito decadde ma rimase tra i cittadini l'usanza, alle calende di gennaio, cioè nel primo giorno del mese, di offrirsi a vicenda ramoscelli sacri di alloro e ulivo, aggiungendovi doni di fichi e mele con l’augurio che l’anno in arrivo potesse essere dolce come quei frutti. E poiché la Dea Strenua portava prosperità, l’uso assunse lo stesso nome. Più tardi rami verdi, fichi e mele, vennero sostituiti con altri doni.


Ai bambini si davano dei biscotti tipo marzapane che rappresentavano una Dea con diversi seni, una specie di Diana efesina.

Sembra che nelle famiglie patrizie si unissero ai biscotti anche figurine della Dea in argilla, e pure in oro o argento. tutti gli altri regali erano secondari, ovvero facevano da contorno alle immagini della Dea Strenna, raffigurata con in mano un ramoscello del famoso arbor felix, o con una cornucopia, simbolo di abbondanza.

La fine di un ciclo e l'apertura di un nuovo riguardava sicuramente i cicli di vita e morte della natura, nonchè degli uomini e sembra che nei riti più antichi si donassero statuette della Dea bianche in occasione di una nascita e nere in occasione di una morte. Era la Dea che dava la vita e poi se la riprendeva, ma ricorda pure lo zucchero, bianco, o il carbone, nero, per i bambini buoni o cattivi, della Befana.



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