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Antonio
Regione: Lombardia
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Città : Milano
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Inserito il - 25/02/2010 : 21:03:42 (5390)
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Ero un poco reticente a pubblicare questo mio intervento, perché temevo (temo) che possa essere frainteso. Ma tant’è...
La situazione a Sant’Agata è quella che è. Tutti pensiamo bene o male di conoscerla. Ma probabilmente qualcosa di fondamentale ci sfugge se la situazione economica, sociale, politica e morale è arrivata a questo punto. Io naturalmente non ho la soluzione, ma provo solo a portare un mio personale contributo.
Sant’Agata in questo momento, mi appare come uno dei rompicapo più complessi, difficilissimo da risolvere. Ma il sistema per ricomporre il cubo di Rubik esiste...
IL MIO CUBO DI RUBIK-SANT’AGATA HA 6 LATI DA RICOMPORRE
IL LATO ECONOMICO La popolazione e il territorio di Sant’Agata non sono ricchissimi...ma neppure – ed è giusto dirlo – così poveri! In base all’estensione, alla quantità delle risorse disponibili e alle capacità produttive e di occupazione, quel territorio, com’è organizzato oggi, non darebbe di che vivere a ben 2223 persone, tanti quanti risultano i santagatesi residenti (dati istat 2001). Persino alle porte di Milano, in un’area produttiva enormemente più ricca, i comuni di montagna hanno frequentemente una popolazione ben inferiore ai 1000 abitanti... Del resto anche il reddito medio pro capite dichiarato: 12.982 euro (dati istat 2005), non potrebbe giustificare la quantità e qualità delle case e delle auto di proprietà, il numero degli esercizi commerciali presenti, il tenore di vita generale e persino l’affollato mercato ambulante che ogni settimana dell’anno porta via un incasso non quantificato, ma certamente non insignificante... Probabilmente Sant’Agata utilizza risorse terze (pensioni, accompagnamenti, invalidità...), conta su un flusso economico diretto o indiretto generato dalle migliaia dei suoi figli emigrati, e forse ricorre anche a risparmi creati negli anni grazie agli enormi sacrifici delle generazioni precedenti e alle fiorenti attività artigianali del passato. Sant’Agata appare quindi come un paese, diciamo così, “delocalizzato”. Sul territorio proprio accoglie una popolazione statisticamente anziana (indice di vecchiaia 187,7!(istat 2007) e purtroppo scarsamente occupata in processi produttivi organizzati (ma con un tenore di vita generalmente più che medio); Intorno a questo nucleo ruota però una popolazione almeno 3 volte più numerosa, mediamente più giovane e più scolarizzata, Queste risorse “esterne” (di cui fanno parte anche i numerosi giovani studenti e universitari), entrano però in gioco solo in parte. Rappresentano un cardine economico fondamentale (oltre che la principale risorsa anche dal punto di vista “turistico”), ma non riescono ad incidere, se non marginalmente, sulle scelte strategiche.
IL LATO POLITICO. Negli ultimi 40 anni l’amministrazione comunale è stata affidata a tre leader - due di orientamento centro-destra, uno di orientamento centro-sinistra (dell’amministrazione in carica parleremo più avanti). Ciascuno di essi ha amministrato il comune certamente al meglio delle proprie possibilità, spendendo una notevole quantità di energie e dimostrando un impegno degno di lode. Queste amministrazioni non paiono però aver avuto la fortuna, la possibilità o forse la capacità, di operare scelte strategiche fondamentali. Non sono cioè riuscite a generare un chiaro, distinguibile e originale obiettivo di “posizionamento e progetto” (chi siamo?, cosa vogliamo essere?, quale futuro vogliamo costruire per la nostra comunità?). Rimanendo per lo più impegnate nella - purtroppo intricata - gestione del quotidiano. Sostanzialmente “subendo”, con possibilità di scarso intervento e indirizzo, le scelte operate in “alto” (penso al “grande bluff” del progetto Diga sull’Alto Esaro, verso il quale vengono oramai effettuati solo interventi politici di retroguardia); oppure non utilizzando appieno le straordinarie occasioni che miracolosamente si sono presentate (penso ad esempio al Parco del Pollino e alla scelta miope di portare l’abitato fuori dall’area protetta e di ridurre la quota-parco del territorio comunale). Persino alcune delle possibili potenzialità strategiche “autogenerate” in questi 40 anni, quale ad esempio il Gemellaggio con la Città di Seregno, sono rimaste poco più che simboliche e utilizzate per lo più in chiave di rappresentanza. Negli ultimi anni una nuova serie di “buone occasioni” si è riversata su Sant’Agata, ne cito solo due: con un incredibile colpo politico, l’amministrazione Arcuri ottiene i fondi dei cosiddetti contratti di quartiere. Durante l’amministrazione Tolve, e ancora in questi giorni, la Grotta della Monaca si conferma sito di importanza scientifica internazionale. Due eventi apparentemente distanti che potrebbero invece, essere proficuamente collegati in un unico “progetto strategico”di sviluppo .
IL LATO SOCIALE Al di là delle statistiche, la popolazione santagatese risulta essere vivace e attenta. Le iniziative culturali e le spinte associative sono presenti, ma nel suo insieme la comunità appare frammentata. La dialettica politica non riesce a trascendere il piano personale, i “giovani” appaiono sulla scena solo episodicamente e per lo più a livello individuale. Pur esprimendo un forte “senso della famiglia”, risulta scarso nella pratica il “senso della comunità”. Un grande spazio di manovra, sostanzialmente “incustodito”, viene quindi lasciato agli operativi che rivestono ruoli gestionali, i quali, evidentemente, non possono avere il compito o l’interesse a sviluppare piani strategici per la comunità. Sulle scelte che incidono nei riguardi delle strutture produttive e artigianali, sul piano regolatore e lo stile edilizio, sull’agricoltura, sull’allevamento, sulla valorizzazione dei prodotti tipici, sulle strutture di accoglienza, sulla sanità, sui trasporti pubblici, sulla gestione del territorio e delle risorse naturali, e sull'impiego dei fondi economici Statali e Comunitari, risulta scarsa la vigilanza e il contributo della comunità nel suo insieme; e gli interventi vengono per lo più effettuati in base a dinamiche individuali. Il tessuto sociale presenta strappi evidenti, e nonostante l’impegno di alcune singole personalità e organizzazioni associative, politiche e religiose, non riesce ad esprimere compiutamente la propria identità e la propria tempra morale - che esiste in qualità e quantità! -, ma viene facilmente oscurata da brutti episodi che sono storicamente avulsi dalla cultura locale.
IL LATO GEOGRAFICO Sant’Agata è un piccolo comune di una delle regioni più povere e peggio amministrate d’Italia. E’ priva di collegamenti efficienti e di infrastrutture. E’ lontana dai grandi centri produttivi e culturali del Paese, al di fuori delle principali rotte turistiche. E’ immersa in un territorio di un certo fascino naturalistico, ma altrettanto delicato e a rischio sia dal punto di vista sismico sia idrogeologico. Ciò nonostante, tutto il territorio risulta fortemente antropizzato e sostanzialmente privo di aree propriamente integre. La valle è ormai “sequestrata” dall’infinito cantiere della Diga. Le zone a più elevato interesse naturalistico sono, pressoché annualmente, interessate dal fenomeno degli incendi dolosi. D’altro canto anche lo stile architettonico del centro urbano ha perso moltissima della propria originaria tipicità, presentando uno stile edilizio non del tutto attraente. Qualsiasi serio discorso sull’argomento “turismo” non può prescindere dall’analisi obiettiva di queste realtà. Se si sceglie la via del “turismo”, quello “vero”, bisogna quindi essere pronti a virare verso una seria conservazione e valorizzazione delle bellezze naturali e dei beni architettonici, ad una riorganizzazione puntuale dei servizi di accoglienza e delle tipicità, ed essere disposti ad accettare tutta una serie di “sacrifici” personali in funzione del bene comune e dell’obiettivo strategico a lungo termine.
IL LATO DEL PRESENTE Oggi Sant’Agata vive uno dei periodi più “schizofrenici” della sua storia. Sulla scena sono presenti contemporaneamente aspetti interessanti e disomogenei. La sua grande comunità (comprendendo anche i non residenti) esprime talenti in ogni campo (politico, culturale, artigianale, professionale, artistico, associativo, ecc) ma queste “energie pregiate”, riescono ad incidere solo debolmente nel quotidiano. Il territorio è allo stesso tempo de-valorizzato ma collocato all’interno di una riserva nazionale. I beni naturali (quali la Grotta della Monaca, ma non solo) hanno la possibilità storica di trasformarsi in formidabili motori di sviluppo ecosostenibile, ma ancora mancano di un inserimento in una visione strategica espressa localmente. Le risorse economiche e le possibilità offerte dai contributi comunitari e nazionali – come i contratti di quartiere – non paiono finalizzati a un progetto globale ben definito, ovvero inseriti in una visione complessiva di sviluppo e identità. Gli artigiani, gli allevatori, gli imprenditori, gli operatori dell’agro-alimentare, dell’accoglienza e della ristorazione, esprimono vitalità e capacità individuali straordinarie ma non trovano ancora una valida sponda amministrativa e organizzativa.
IL LATO DEL FUTURO Il nuovo consiglio comunale (tutto!), riflette naturalmente gli aspetti globali presenti nella società santagatese. E’ composto da persone capaci, oneste e preparate e con una rappresentanza femminile che ci pone all’avanguardia (personalmente trovo tra l’altro, positiva la presenza nel consiglio di ben due ex sindaci di lunga esperienza). Nelle mani di tutti loro, secondo le rispettive responsabilità, è affidato il futuro della nostra comunità. Lo svolgimento delle funzioni amministrative è però, proprio in questo momento storico così delicato, fortemente disturbato da gravi episodi di delinquenza. In questi frangenti si vorrebbe percepire una chiara e netta alleanza delle persone per bene. Purtroppo nei mesi scorsi sono arrivati fino a Milano gli echi di futili battaglie su aspetti del tutto secondari, di puntualizzazioni e distinguo che non fanno onore alle persone e ai partiti coinvolti. Dovrebbe ora apparire netta e indiscutibile la presa di posizione – senza se e senza ma - di tutti i cittadini (di qualsiasi orientamento politico) contro questi gravi episodi. Senza lasciarsi trascinare dalla coda di una campagna elettorale (che anche quando ha avuto toni alti è stata comunque sempre combattuta legittimamente). Ora le forze in campo (maggioranza e minoranze insieme) e la comunità tutta, non devono farsi trascinare nella trappola tesa da queste oscure figure che infangano la nostra Sant’Agata. Se le migliori forze culturali, politiche e sociali non riusciranno a riprendere nelle proprie mani il timone, tutta la comunità precipiterà e non ci saranno premi per nessuno.
Mi scuso con tutti gli amici del forum per la lunghezza di questo mio intervento. Del resto, la stragrande maggioranza degli utenti viene su questo forum solo per leggere...
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La mente è come un paracadute: funziona solo se si apre.
E dopo il settimo giorno, Dio creò l'ottimo giorno. (Serafini) |
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Antonio
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Inserito il - 16/09/2014 : 18:16:10 (3726)
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Anche quest'anno, dopo la mia breve vacanza estiva a Sant'Agata, mi ero ripromesso di pubblicare un "diario" come già qualche anno fa facemmo con Gaetano.
Poi però, controllando il forum, mi sono imbattuto in questo post del 2010. Naturalmente, da allora, molte cose sono cambiate e tra esse alcuni dati statistici e situazioni oggettive (quali l'avvicendarsi dell' Amministrazione Comunale), ma quel dolore sotteso, quella tensione che ho percepito pulsare sottotraccia anche in questo agosto di festa e apparente relax, li ho trovati molto simili a quelli di 4 anni fa.
Spero che queste "antiche" riflessioni possano essere di positivo contributo per le persone che quotidianamente discutono e si impegnano in favore della nostra comunità. |
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