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V I S U A L I Z Z A D I S C U S S I O N E |
Luca Branda |
Inserito il - 20/04/2010 : 12:52:23 Pubblico la lettera aperta che ho scritto al Segretario Nazionale del PD On. Bersani, pubblicata oggi martedì 20 aprile 2010 a pag. 4 del quotidiano nazionale del PD "EUROPA".
On. PIERLUIGI BERSANI SEGRETARIO NAZIONALE PARTITO DEMOCRATICO
Gentilissimo Segretario mi chiamo Luca Branda, ho 28 anni e sono Vice Sindaco di Sant’Agata di Esaro, un piccolo paese della provincia di Cosenza, dove la giunta di cui faccio parte è stata eletta in base a una lista civica di giovani progressisti e che, tra l’altro, è da tempo bersagliata da attentati e intimidazioni di ogni sorta. Le scrivo questa lettera in modo pubblico, perché pubblico è l’argomento di cui tratta.
Sono stato militante della sinistra cosiddetta radicale, ma nel corso degli ultimi anni ho osservato la “sinistra”, in cui speravo e credevo, dividersi e perdersi ripetutamente nella ricerca del “nome più unitario” da dare ad un “contenitore” di fatto vuoto, incapace di tornare ad interpretare i bisogni della gente. Oggi sono iscritto al “partito dei senza tessera”, insieme ai tantissimi cittadini che vorrebbero ma non riescono a credere più nei partiti, nei loro rappresentanti e, quindi, nella politica in senso lato. E non è un sollievo, purtroppo, il fatto che siano in tanti i cittadini che, come me, vivono questo disorientamento. Le elezioni regionali del 28 e 29 marzo, soprattutto in Calabria, ci consegnano un quadro politico sconcertante e deprimente per tutte le forze del centro-sinistra, ma in particolare riguardo al Partito Democratico, che non ha avuto quella spinta propulsiva che tutti, compreso me stesso, si aspettavano come inequivocabile risposta alle politiche del centro destra. Anche nel mio paese, come del resto in tutta la Regione Calabria, i risultati delle ultime elezioni regionali mettono in evidenza la chiara sconfitta dell’attuale gruppo dirigente del Partito Democratico locale e regionale. Sant’Agata di Esaro non è il centro del mondo, non è una città metropolitana, per cui potrebbero anche destare poco interesse questi dati. Ma, nel condividere pienamente che il “rilancio” del PD debba partire dai circoli territoriali, come Lei ha affermato, a mio modesto parere credo che una attenta analisi debba essere fatta partendo proprio da qui, dai piccoli centri e quindi dai territori. Mi pare, oltretutto, che in molte realtà il PD nella provincia vada peggio che nella città. Un partito che si rispetti, come il PD, deve assolutamente promuovere una profonda riflessione sul dato politico che in molte realtà boccia - si spera - definitivamente un gruppo dirigente fallimentare, che ha come unico obiettivo quello di perpetuare solo ed esclusivamente se stesso. Si pensi, ad esempio, che il “leader” attuale del PD del mio piccolo paese – ma sono tantissime le situazioni analoghe soprattutto in Calabria – è stato leader dell’allora PCI, poi del PDS, dei DS ed infine del PD, sedendo in consiglio comunale da oltre 20 anni, di cui 9 anni come sindaco. Oggi, dopo che alle ultime elezioni amministrative ha perso e governa una nuova giunta di giovani progressisti, colpita da una incredibile sequenza di minacce e violenze di stampo criminoso, l’ex sindaco opera soltanto un’opposizione rancorosa e personalistica, nel tentativo di riprendere il potere locale. Un gruppo dirigente che ha a cuore solo la propria “sopravvivenza politica”, non ha alcun interesse di far crescere il Partito e l’idea che esso rappresenta, e farà sempre e di tutto pur di non correre il rischio di vedere “turbate” le proprie posizioni e rendite di potere. Carissimo Segretario, un Partito rappresentato da dirigenti con tali “vecchi vizi”, si riduce ad essere semplicemente un “comitato elettorale”, che porta in modo inevitabile alla esclusiva promozione delle persone a prescindere dal loro effettivo valore e dalla battaglia delle idee.
Guardavo con interesse al Partito Democratico già prima della Sua elezione a Segretario Nazionale. Avrei voluto partecipare, anche da non iscritto quale sono e quindi da semplice uditore, al congresso di circolo nel paese di cui sono amministratore: purtroppo i dirigenti locali del Suo Partito hanno deciso di non tenere alcun congresso. Successivamente avrei voluto, sempre da interessato osservatore, seguire il confronto politico tra le ragioni della Sua candidatura alle primarie, candidatura che mi sembrava la più adatta per il rilancio del Pd, e quelle dell’On. Franceschini e del Sen. Marino: anche questo non è stato possibile, poiché non c’è stata, da parte del locale Circolo, alcuna presentazione delle mozioni e le primarie si sono fatte, praticamente, in forma quasi privata. Similmente si può dire in riferimento alle primarie per il candidato a governatore della Regione Calabria: né più né meno. Un circolo di partito, per descriverlo sinteticamente, che dal punto di vista strettamente politico non ha prodotto e non produce nulla, nella sua incapacità di rinnovarsi e di crescere sia in termini politico-culturali che di consenso, presente sul territorio solo nei periodi elettorali e, diversamente, solo in bacheca.
Ma, nonostante lo smarrimento sia tale da rendere ancora più abissale la distanza tra la gente e la politica, come è stato confermato dal voto delle regionali, personalmente nutro ancora qualche speranza. Ed in questa speranza guardo con accresciuto interesse al Partito Democratico, tanto da essere disposto ad iscrivermi – e insieme a me tanti – mettendomi in gioco nella costruzione di un Partito che può realmente rappresentare il perno attorno al quale costruire un’alternativa seria e di governo: un Partito Democratico che vinca la difficilissima sfida contro la destra al governo, che sta facendo precipitare l’Italia dal punto di vista economico, culturale, morale, civile. Occorre un partito che riporti all’ordine del giorno, nella situazione completamente nuova in cui si trova il Paese, la questione meridionale e i principi della coesione sociale e dell’unità nazionale. In altre parole, è necessaria una rivoluzione democratica per un nuovo Risorgimento. Penso – però – che, affinché questa speranza non sia spenta e frustrata, è necessario che nel PD avvengano al più presto scelte forti, coraggiose e radicali. Sono giovane, credo nel rinnovamento, ma non mi convince il “giovanilismo” fine a se stesso. Né mi convince – sono sincero – un partito sostanzialmente diviso in correnti, dove spesso la linea politica e le stesse correnti sembrano influenzate non dalle idee, ma dalle tessere di questo e di quest’altro personaggio, come mi sembra avvenga oggi in Calabria. Occorre all’interno del Pd una svolta pubblica fondata sulla partecipazione, sul rinnovamento, sul rigore politico ed etico. Questa svolta, a mio modesto parere, deve necessariamente partire dalla radicale messa in discussione dei gruppi dirigenti locali e regionali. La politica – credo – è un esercizio difficile e complesso in cui si alternano mediazioni e forzature. A mio parere oggi, per le realtà che conosco direttamente, è il tempo della forzatura. L’alternativa è il declino. E’ quello che in Calabria sta avvenendo da tempo. Siamo in tanti a pensare che sia giunto il momento di una vera e propria rinascita del Partito Democratico proprio dai territori, dai circoli e, soprattutto, tra la gente. Il Partito Democratico può diventare il partito che - ad oggi – “non è mai stato” se riesce ad assumere quella funzione di rappresentanza propria di un partito popolare, se sarà capace di concretizzare la connessione tra le istituzioni ed i bisogni della gente, se sarà in grado di guidare un processo di rinnovamento. Gentilissimo Segretario, è il momento di osare, è il momento di scelte coraggiose. Solo attraverso tali scelte tanta gente disincantata – come me – può tornare ad innamorarsi della politica. Con stima.
Sant’Agata di Esaro (Cs), lì 16/04/2010 Luca Branda
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